(LaPresse) La Cina ha denunciato un rapporto delle Nazioni Unite, a lungo ritardato, nel quale si afferma che la detenzione arbitraria da parte del governo di uiguri e altri gruppi etnici, per lo più musulmani, nella regione occidentale dello Xinjiang potrebbe costituire crimini contro l’umanità. I gruppi per i diritti umani e il governo giapponese hanno accolto favorevolmente il rapporto. La valutazione rilasciata dall’ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra ha concluso che la Cina ha commesso gravi violazioni dei diritti umani nell’ambito delle sue politiche antiterrorismo e antiestremismo e chiede “un’attenzione urgente” da parte delle Nazioni Unite, della comunità mondiale e della stessa Cina per indirizzarli. “La cosiddetta valutazione è orchestrata e prodotta dagli Stati Uniti e da alcune forze occidentali ed è completamente illegale o nulla”, ha affermato il portavoce del Ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin. “La valutazione è un mosaico di false informazioni che servono come strumento politico per gli Stati Uniti e altri Paesi occidentali per utilizzare strategicamente lo Xinjiang contro la Cina”, ha affermato Wang. Il rapporto delle Nazioni Unite non ha menzionato il genocidio che per alcuni Paesi, compresi gli Stati Uniti, la Cina avrebbe commesso nello Xinjiang. Pechino ha chiuso molti campi di rieducazione sociale, che ha chiamato centri di formazione e istruzione professionale, ma centinaia di migliaia di persone continuano a languire in prigione, molte con accuse vaghe e segrete. Il rapporto chiede alla Cina di rilasciare tutte le persone detenute arbitrariamente e di chiarire dove si trovino coloro che risultano scomparsi.