La missione simbolo Draghi-Scholz-Macron a Kiev resta sotto traccia, per motivi legati alla sicurezza dei capi di Stato e di Governo coinvolti, ma le diplomazie sono a lavoro con l’obiettivo di dare forza alla resistenza ucraina e dimostrare la vicinanza dei principali paesi europei, in vista del parere della commissione per conferire a Kiev lo status di Paese candidato. La data cerchiata sul calendario è quella di giovedì, ma il riserbo è totale. Mario Draghi, in visita a Gerusalemme, ribadisce la linea: “In momenti di crisi, di incertezza, di guerra – come quello che stiamo vivendo – è ancora più importante opporsi con fermezza all’uso politico dell’odio”, scandisce incontrando al tempio italiano la nostra comunità nazionale. “Dobbiamo promuovere la tolleranza, il rispetto reciproco, l’amore per il prossimo – questi sono i veri ingredienti di una pace duratura”, sottolinea.
Il premier ricorda “le enormi colpe del nazifascismo e gli orrori” del conflitto mondiale. Dal Dopoguerra, però, insiste, i legami tra le nostre comunità si sono rafforzati, in ogni campo.
Nella ricerca, nell’economia, “grazie alle floride attività imprenditoriali di emigranti italiani in Israele e di israeliani in Italia” e poi nel campo della cultura, dal cinema alla letteratura, dall’architettura al design. Roma – è la sottolineatura – è in campo nella lotta all’antisemitismo, con l’impegno costante nel “rafforzare la memoria della Shoah e a contrastare le discriminazioni di ogni tipo contro gli ebrei”. L’inquilino di palazzo Chigi ricorda l’impegno della senatrice Liliana Segre e della commissione da lei guidata, la Strategia nazionale, coordinata dalla professoressa Santerini e l’adozione della definizione dell’antisemitismo dell’International Holocaust Remembrance Alliance per affrontare pregiudizi e stereotipi – dalle scuole all’amministrazione pubblica. “Vogliamo promuovere la conoscenza della cultura ebraica nei musei italiani e coltivare il dialogo tra religioni e fedi per favorire la conoscenza reciproca – dice – Questi sforzi sono essenziali per tutelare la dignità umana, contrastare l’ignoranza, sconfiggere l’indifferenza”.
A Gerusalemme il primo incontro è con il presidente dello Stato di Israele, Isaac Herzog. “Le buone relazioni tra Israele e Italia si basano su una ricca storia e valori comuni e vediamo un grande potenziale di collaborazione in materia di ricerca e sviluppo e innovazione tecnologica, in cui l’Italia è tra i leader mondiali”, scrive lui su Twitter dopo il bilaterale. In serata Draghi vede anche, alla Knesset, l’Alternate Prime Minister e ministro degli esteri israeliano, Yair Lapid. Domani è in programma il faccia a faccia con il Primo ministro israeliano, Naftali Bennet. I dossier sul tavolo riguardano principalmente il settore dell’energia, nell’ottica di ridurre sempre di più la dipendenza dal gas di Mosca (grazie anche al Gnl istraeliano) e sviluppare la ricerca su idrogeno e rinnovabili che, grazie a un’intesa fruttuosa che va avanti dal 2002 coinvolgendo pubblico e privato. L’obiettivo è rafforzare l’intesa anche sul fronte della difesa, senza poi dimenticare le nuove tecnologie, soprattutto in ambito sanitario.
A Gerusalemme c’è anche Ursula von del Leyen: “Lavoriamo insieme per rafforzare ulteriormente la partnership Ue-Israele. La mia visita si concentrerà su energia e sicurezza alimentare, intensificando la cooperazione in materia di ricerca, salute e clima. Discuteremo anche la situazione regionale e gli sforzi per costruire un Medio Oriente sicuro”, scrive su Twitter la presidente della commissione Ue, che alloggia nello stesso albergo di Mario Draghi e la coincidenza diplomatica fa sì che la bandiera Ue sventoli accanto a quella italiana. In agenda non ci sono bilaterali ma non è escluso che i due possano incontrarsi.
Nel pomeriggio, infine, l’ultima tappa in Palestina, a Ramallah. Draghi incontrerà il Primo Ministro Palestinese, Mohammad Shtayyeh e firmerà alcune intese bilaterali tra Italia e Palestina.