Il capo della Protezione civile: "Bene generosità e spontaneismo ma il riferimento devono essere le grandi organizzazioni umanitarie”.
“Il sistema nazionale di Protezione civile si muove su due filiere, la prima è l’assistenza di protezione all’estero attraverso l’attivazione del meccanismo europeo di Protezione civile – Così Fabrizio Curcio, capo del Dipartimento della Protezione civile ai microfoni di La Presse – “Abbiamo avuto la richiesta da Ucraina e da qualche stato membro con specifiche di materiali e attrezzature già in arrivo, entro stasera arriveranno in Polonia duecento tende. e mille posti letto allestiti dai Vigili del Fuoco. Stiamo raccogliendo medicinali, elettromedicali, mezzi sanitari” ha detto Curcio. “Noi accogliamo le richieste fatte dagli Stati come in questo caso da Polonia, Moldavia, Slovacchia e diamo seguito a queste richieste, c’è poi uno spontaneismo. Questo è abbastanza complicato perché le piccole raccolte da portare in zone complicate potrebbe non essere finalizzate. Io credo che il riferimento debbano essere le grandi organizzazioni umanitarie. Il secondo piano su cui agiamo è poi quello dell’accoglienza. Stiamo definendo i piani che si svilupperanno su piano regionale e su quello noi implementeremo la capacità di accoglienza. Gli scenari saranno molto variabili anche in base ad esempio agli accordi di pace che potrebbero arrivare. Oggi i presidenti delle regioni si incontrano, io farò un quadro e cominceremo a ragionare sull’applicazione dell’ordinanza per la gestione. Saranno piani regionali con al centro le Prefetture non foss’altro perché queste sono persone, dal punto di vista strettamente tecnico, extracomunitarie e quindi il ministero ha una filiera consolidata. Il sistema di accoglienza ad oggi non offre scenari che richiedano ad esempio appelli ai cittadini ad aprire le proprie case per accogliere i profughi. Per ora si sta potenziando il sistema di accoglienza del ministero e se ci sarà bisogno faremo appelli. Sarei un po’ cauto con i numeri perché non abbiamo scenari definiti. E’ una emergenza nuova, sono persone che non vogliono stare fuori dalla propria nazione e che vogliono tornare. I numeri non sono certi tranne quelli che stanno affollando i confini ma non è detto vogliano spostarsi da li”.
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