L'Unione europea contro la retorica bellica di Varsavia. Mamer: "Ue progetto che ha stabilito una pace duratura tra Stati"

Che sia un’iperbole o meno, il premier polacco Mateusz Morawiecki ha provato ad alzare lo scontro con la Commissione europea evocando la terza guerra mondiale. In un’intervista al Financial Times il primo ministro ha accusato l’Ue di aver avanzato richieste a Varsavia puntando una “pistola alla testa” e ha esortato Bruxelles a ritirare le minacce di sanzioni legali e finanziarie. Se la Commissione europea “inizierà la terza guerra mondiale” trattenendo i soldi promessi a Varsavia, “difenderemo i nostri diritti con tutte le armi a nostra disposizione”, ha detto. Parole che hanno infiammato ancora di più gli animi dalle parti di Bruxelles e non solo, anche se il suo portavoce, Piotr Muller, ha provato a spegnere le fiamme. “Fare credere che con queste parole siamo in pericolo di guerra è un abuso. Era un’iperbole, una figura retorica che viene utilizzata in vari tipi di interviste e in letteratura. Non trarrei le stesse conclusioni che sta traendo l’opposizione”, ha detto.

Dalle parti della Commissione europea non hanno apprezzato molto la metafora bellica. “Non reagiamo mai a dichiarazioni rese in interviste. Ma l’Unione europea è un progetto che ha contribuito con grande successo a stabilire una pace duratura fra i suoi Stati membri e continuerà a farlo. Non c’è posto per la retorica della guerra”, ha commentato il portavoce capo Eric Mamer, aggiungendo però che le porte all’approvazione del piano di ripresa e resilienza polacco non sono ancora chiuse. “I contatti con la Polonia sono in corso. Non c’è una nuova scadenza ma le discussioni proseguono”, ha detto.

Dopo la frenata e l’apertura la dialogo avvenuta nel Consiglio europeo di venerdì scorso, per il momento rimane solo l’impegno da parte di Morawiecki la Camera disciplinare dei giudici, più che altro perché non ha dato risultati sperati, ma niente di più sull’indipendenza dei giudici. Il premier polacco ha affermato che i colloqui con i leader dell’Ue, tra cui Angela Merkel, Emmanuel Macron e Ursula von der Leyen, in cui ha esposto l’opinione di Varsavia secondo cui l’Ue sta oltrepassando le sue competenze legali, sono stati “molto soddisfacenti”.

Dopo l’impressione iniziale di una risposta accelerata, ora la Commissione sembra voler prendere tempo. Sul pnrr, sul meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto (per cui si vuole aspettare la sentenza della Corte sui ricorsi di Polonia e Ungheria), su ulteriori procedure di infrazione. Dell’articolo 7 nemmeno a parlarne, visto l’appoggio a Varsavia da parte dell’alleato ungherese Orban. Il timore è che qualsiasi misura si prenda vada a colpire il popolo polacco, allontanandolo dal sentimento europeo, più che il governo di Morawiecki. Le elezioni in Polonia del 2023 sono ancora lontane, ma intanto il principale avversario del premier, Donald Tusk, presidente del Ppe, scalda i motori e si avvia a guidare il fronte europeista contro il partiro Diritto e Giustizia (Pis) del premier. Tusk, ex premier polacco ed ex presidente del Consiglio europeo, domenica è stato eletto formalmente leader del partito di opposizione Piattaforma civica con un voto plebiscitario. Ora vuole dare voce a quella parte di Polonia che guarda a Bruxelles e non lesina attacchi all’attuale primo ministro. “Il mondo è rimasto sbalordito dopo l’intervista del primo ministro polacco, in cui preannuncia la terza guerra mondiale causata dal conflitto tra la Polonia e l’Unione europea. In politica la stupidità provoca gravissime disgrazie”, ha scritto su Twitter.

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