(LaPresse) Giunge ai titoli di coda l’esistenza del campo profughi dell’isola greca di Samos, al largo della costa occidentale della Turchia che si affaccia sul mar Egeo, uno dei principali punti di approdo per i profughi provenienti da Asia, Africa e Medio Oriente. La tendopoli era tristemente salita agli onori delle cronache perché sovraffollata e per esser stata anche teatro di violenze e abusi psicologici, anche su minori. Dopo il trasferimento degli ultimi 400 profughi in una nuova struttura di accoglienza dell’isola, in grado di ospitare fino a 3mila persone, le autorità greche hanno quindi proceduto a smantellare l’accampamento ormai disabitato. Il campo, situato a pochi chilometri dal capoluogo dell’isola Vathy, era stato in origine costruito al culmine della crisi dei rifugiati nel 2015 per ospitare poco più di 600 persone. Ma la struttura divenne rapidamente la più sovraffollato della Grecia, con circa settemila persone totali tra chi viveva al suo interno e chi nella baraccopoli creatasi intorno ad essa. Il nuovo campo è stato inaugurato qualche giorno fa tra le proteste di Ong e migranti, per le eccessive misure di sicurezza che prevede, e subito è scoppiato al suo interno un incendio.