Siria, 10 anni di guerra. Unhcr: “Decennio di morte sotto gli occhi del mondo”

Siria, 10 anni di guerra. Unhcr: “Decennio di morte sotto gli occhi del mondo”
Aleppo, Siria. Reportage che documenta la vita quotidiana in una citt in guerra. Il fronte dei combattimenti si spostato attualmente nella zona ovest della citt; ormai abbandonato tatalmente dai civili, che si incontrano raramente solo per raccogliere le ultime cose rimaste nelle abitazioni ancora non bombardate, ormai diventato off limits. Nel centro della citt la vita trascorre con una calma apparente; la gente circola per strada e i bambini giocano con i carri armati distrutti; al passaggio degli aerei dell’esercito di Hassad la gente alza la testa in aria per controllare dove vengono sganciate le bombe, una volta assicurato che le bombe cadono in un altra zona, si continua come se niente fosse a camminare. Da qualche giorno l’esercito di Hassad ha iniziato a bombardare anche il centro della citt, recentemente stato distrutto l’ospedale e per ultimo la scuola, muoiono continuamente numerosi civili, tra cui molti bambini; non esiste pi una zona “sicura” , dove non ti cadono le bombe in testa.Il “Free Siria Army” cio l’esercito dei ribelli ormai controlla il 90% della citt, quotidianamente impegnato nella distribuzione del cibo ai cittadini. Dopo il bombardamento, stato creato un nuovo ospedale in un edificio tenuto segreto dai ribelli, per evitare che l’esercito di Hassad lo bombardi nuovamente. La zona degli scontri a ovest della citt, devastata dai missili e ormai deserta.ph. Whiroo/LaPresseOnly ItalyAutorizzazione da richiedereSpecial feecontattare: massimo.zanotti@lapresse.it

“La crisi ha provocato una condizione di sofferenza umana immane”

“In Siria, dieci anni di crisi hanno provocato una condizione di sofferenza umana immane. La comunità internazionale ha deluso i siriani. Come alto commissario delle Nazioni unite per i rifugiati, alla guida della risposta a una delle più grandi crisi di rifugiati dei nostri tempi, ho il cuore pesante nei giorni di questa tragica ricorrenza. Essa costituisce per i leader mondiali un monito severo e un forte richiamo del fatto che questo decennio di morti, distruzioni e migrazioni forzate si è compiuto sotto i loro occhi”. Così l’alto commissario Onu per i rifugiati Filippo Grandi, in una nota legata ai 10 anni della guerra in Siria. Dopo dieci anni, ha proseguito Grandi, metà della popolazione siriana è stata costretta a fuggire dalle proprie case. Più di 5,5 milioni di persone sono rifugiate nella regione, mentre altre centinaia di migliaia di persone sono fuggite in 130 Paesi. Altri 6,7 milioni di siriani sono rimasti sfollati all’interno del proprio Paese. In dieci anni, quasi nessuna città o villaggio è stata risparmiata dalla violenza, e la sofferenza umana e le privazioni vissute da chi è rimasto in Siria sono insostenibili.

“Il calo degli aiuti, unito alla recessione economica provocata dalla pandemia di Covid-19 hanno spinto i rifugiati siriani a livelli di disperazione senza precedenti. In Libano, nove siriani su dieci vivono in estrema povertà. A ciò si aggiunge che a causa della perdita dei mezzi di sostentamento, dell’aumento della disoccupazione e del COVID-19 anche milioni di giordani, libanesi, turchi e iracheni delle comunità ospitanti vivono oggi sotto la soglia di povertà”, sottolinea Grandi. D’altra parte, prosegue, “siamo stati testimoni della straordinaria generosità che ha permesso di salvare milioni di vite siriane. I paesi confinanti con la Siria hanno ospitato milioni di rifugiati siriani, assumendosi grandi responsabilità. Le loro economie, le risorse già scarse, le infrastrutture e le comunità sono sottoposte a una fortissima pressione”.

Fuori dalla regione, “un’ondata di solidarietà con i rifugiati siriani ha portato molti governi a cambiare politiche e ad intraprendere azioni concrete di aiuto sia per i siriani sia per i paesi ospitanti, attraverso strumenti come il reinsediamento, le riunificazioni familiari, i visti umanitari, le borse di studio e altri percorsi sicuri e regolari”, sottolinea Grandi. “La gravità di questa crisi non deve indebolire la nostra solidarietà verso i siriani. Al contrario, dobbiamo raddoppiare gli sforzi collettivi per sostenere sia i rifugiati che le comunità che li ospitano. Questo è il minimo che possa essere riconosciuto ai rifugiati siriani e ai paesi della regione”, ha concluso.

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