Rinviata udienza per Aung San Suu Kyi
Secondo i dati di tre ospedali birmani, sarebbero almeno 59 persone le persone uccise e 129 quelle ferite nella sola Yangon ieri, nella repressione delle proteste contro il colpo di stato militare da parte delle forze di sicurezza. Lo ha riferito Myanmar Now su Twitter, sottolineando che il bilancio reale secondo medici e soccorritori è molto più alto. Assistance Association for Political Prisoners, organizzazione indipendente che monitora le violenze, secondo AP ha riferito del giorno più brutale di repressione dal colpo di stato del 1 febbraio: tra le vittime, secondo il suo bilancio, 34 sono state uccise a Rangoon in due township, Hlaing Thar Yar e Shwepyitha, 22 a Hlaing Thar Ya.
Legge marziale in città
La giunta militare salita al potere con un colpo di stato ha dichiarato la legge marziale in sei municipalità di Yangoon, mentre prosegue la repressione delle proteste. La legge marziale prevale sulle altre in vigore, consentendo così all’esercito di esercitare totale autorità sulle zone coinvolte, incluse le funzioni amministrative, giudiziarie e di sicurezza. Di fatto, la legge marziale legittima le azioni che l’esercito ha compiuto per reprimere le proteste. I militari avevano già dichiarato lo stato di emergenza nazionale e si erano dati ampi poteri, attuando restrizioni relativamente più lievi in decine di municipalità in tutto il Paese. Le misure precedenti utilizzavano la sezione 144 del codice penale, il divieto principale era di raduni di più di cinque persone, con coprifuoco dalle 20 alle 4 del mattino. L’ordine ufficiale diffuso dalla giunta dichiara che la legge marziale è stata imposta “per adottare misure più efficaci per la sicurezza, lo stato di diritto e la pace e la tranquillità della comunità”. Ieri è stata la giornata con il più alto numero di persone uccise dalle forze di sicurezza nelle proteste contro il golpe, secondo Myanmar Now 59 soltanto a Rangoon, mentre altre fonti parlano di decine di morti altrove. I trasgressori della legge marziale ora potranno essere processati dai tribunali militari ed essere soggetti a pene come la morte o l’ergastolo, secondo il notiziario locale Eleven Media. La punizione minima, invece, sarà di tre anni di carcere con lavori forzati e una multa
Rinviata udienza per Aung San Suu Kyi
Una nuova udienza del processo alla leader deposta della Birmania, la premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, è stata rinviata a causa del blocco della connessione internet. Suu Kyi, detenuta dal colpo di stato del 1 febbraio, avrebbe dovuto partecipare all’udienza tramite connessione da remoto. La notizia del rinvio è stata data dal suo legale, Khin Maung Zaw. La leader del facto del Paese e il presidente Win Myint, anche lui detenuto dai militari, sono stati incriminati per vari reati, che i loro sostenitori ritengono politicamente motivati.
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