E in USA è allarme per il fenomeno "Covid Parties"
Lo spettro coronavirus aleggia sulla Casa Bianca. L'assistente militare di Donald Trump è risultato positivo al Covid. Sia il Presidente che il vicepresidente Mike Pence sono stati sottoposti al test, "sono risultati negativi al virus e sono in ottima salute", ha fatto sapere lo staff. Negli Stati Uniti i casi sono ormai oltre 1,2 milioni di casi, 74mila i morti, ed è allarme per i 'Covid party'. Meghan DeBolt, direttrice del Dipartimento per la salute della comunità della contea di Walla Walla, nello Stato di Washington, ha reso noto che la traccia dei contatti dei contagiati ha rivelato che alcuni stanno partecipando a incontri di gruppo con l'idea che è meglio prendere il virus e ammalarsi, pensando così di liberarsene.
Nel paese quasi 3,2 milioni di lavoratori hanno presentato domanda di sussidio di disoccupazione la scorsa settimana, per un totale di 33,5 milioni di persone dall'inizio del lockdown. Trump spinge per far ripartire le attività e ha accantonato, ha rivelato l'Associated Press, le linee guida elaborate dagli esperti dei Cdc (Centers for Disease Control and Prevention) per aiutare leader religiosi, imprenditori e funzionari statali e locali nelle riaperture. Sarebbero state troppo restrittive.
Un fatto simile a quanto accaduto a Trump ha riguardato anche il suo amico e omologo brasiliano Jair Bolsonaro. Il suo portavoce, Otavio do Rego Barros, ha contratto il coronavirus. Si tratta dell'ennesimo caso confermato nella squadra di governo, dopo che a marzo almeno 23 persone che erano con Bolsonaro durante il suo viaggio negli Stati Uniti si sono ammalati. Bolsonaro si è sottoposto a due test, annunciando sui social che i risultati erano negativi, ma senza mai mostrarli. Per il secondo giorno consecutivo, il Brasile ha battuto il record di decessi causati dal coronavirus in 24 ore: 615. Inoltre, il paese ha anche raggiunto il numero più alto di casi in un solo giorno, 10.503. I contagi sono oltre 125mila e i morti 8.500. Il ministro della Sanità per la prima volta ha affermato che saranno necessari lockdown per fermare la pandemia, nonostante negli ultimi due mesi Bolsonaro abbia definito il virus una "piccola influenza" e criticato gli stop ordinati dai governatori come più dannosi che l'epidemia stessa. A preoccupare è soprattutto la situazione nelle favelas, dove vivono più di 11 milioni di persone.
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