I suoi sforzi di formare una nuova coalizione si sono schiantati, nonostante il suo Likud, con alleati di destra e religiosi, abbia ottenuto la maggioranza di 65 seggi su 120

Israele verso nuove elezioni generali, pochi mesi dopo quelle del 9 aprile. A spingere in questa direzione, inedita nello Stato ebraico, è lo stallo in cui sono piombati i colloqui avviati nel mandato esplorativo dal premier uscente Benjamin Netanyahu. In poche settimane, 'Bibi' è passato dai festeggiamenti per la vittoria elettorale alle manovre contro il tempo dietro le quinte per garantirsi il quinto mandato, anche guardando allo scenario di un nuovo voto. Scenario che eviterebbe che il presidente Reuven Rivlin scelga un altro membro del Parlamento perché tenti di formare un esecutivo.

Nella prospettiva di nuove elezioni, per il 69enne Netanyahu la posta in gioco è alta. Rischia l'incriminazione per corruzione, frode e violazione di fiducia, e per questo starebbe lavorando per una legge che gli conferisca l'immunità. Se diventasse di nuovo premier, a luglio sarebbe anche quello più a lungo in carica nel Paese, più del fondatore David Ben-Gurion: un passo simbolico epocale. Ma i suoi sforzi di formare una nuova coalizione si sono schiantati, nonostante il suo Likud, con alleati di destra e religiosi, abbia ottenuto la maggioranza di 65 seggi su 120.

L'ex ministro della Difesa, Avigdor Lieberman, ha impedito un accordo rifiutando di rinunciare a una sua richiesta. E il suo partito nazionalista Yisrael Beitenu, con cinque seggi, è sufficiente per scompaginare i piani del premier uscente. Lieberman vuole che la legge per far sì che gli ebrei ultraortodossi debbano svolgere il servizio militare obbligatorio come gli altri ebrei israeliani sia approvata senza modifiche. Un tema spinoso. Si oppongono i partiti ultraortodossi, che controllano 16 seggi e sono chiave nell'alleanza di Netanyahu. Lieberman ha anche negato quanto sostiene il Likud, cioè che starebbe in realtà cercando di mettere da parte Netanyahu. Che ha tentato di spingere per un compromesso, affermando sia insensato trascinare il Paese in costose "elezioni non necessarie". Ma mentre Netanyahu ha gettato la colpa dell'impasse su Lieberman, altri puntano il dito contro i suoi guai giudiziari.

Per Blu e bianco, all'opposizione, alleanza di centro che comprende vari ex leader militari, un accordo con Likud sarebbe possibile se Netanyhau consentisse ad altri del suo partito di formare un governo. Impossibile appoggiare lui, a causa delle accuse rivolgegli. Nessun indizio, anche, che i membri del Likud intendano voltare le spalle al premier uscente. Tuttavia, esistono scenari alternativi alle elezioni: Rivlin potrebbe dare a Netanyahu altre due settimane, se lo considerasse l'unico in grado di formare un governo. Potrebbe chiedere a un altro componente del Parlamento di assumere l'incarico, o ancora, Netanyahu potrebbe aspirare a un governo di minoranza. Rivlin, in un video, ha chiarito di non volere nuove elezioni: "Per quanto mi riguarda, farò il possibile per evitare a Israele un'altra campagna elettorale".

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