La decisione della Corte Suprema. Adesso la donna dovrebbe essere libera di lasciare il Paese. Potrebbe rifugiarsi in Canada
L'assoluzione di Asia Bibi è confermata. Per la donna cristiana condannata a morte in Pakistan nel 2010 con l'accusa di blasfemia, così, si chiude una saga giudiziaria che va avanti da anni e ha avuto eco internazionale. Il 31 ottobre scorso la Corte suprema aveva ribaltato la condanna del 2010 assolvendo Bibi, ma questa decisione aveva scatenato giorni di violente proteste da parte degli estremisti islamici. Per porre fine a quelle violenze, le autorità avevano allora accordato la possibilità di presentare un ricorso, che la Corte suprema ha definitivamente respinto oggi.
"Basandosi sul merito, questa richiesta di revisione è rigettata", ha annunciato il presidente del collegio Asif Saeed Khosa. Non c'è dunque più alcun ostacolo legale all'uscita di Asia Bibi da questo Paese musulmano molto conservatore, dove la donna vive attualmente sotto protezione in una località segreta, visti i timori per la sua sicurezza. Tutto è cominciato nel 2009: mentre lavorava nei campi, a Bibi fu chiesto di andare a prendere dell'acqua, ma un gruppo di donne musulmane la accusò di blasfemia sostenendo che avesse toccato – da non musulmana – la tazza dell'acqua. Asia Bibi negò le accuse, ma fu arrestata e condannata a morte nel 2010.
Quell'anno papa Benedetto XVI ne chiese il rilascio, mentre nel 2015 la figlia incontrò papa Francesco. La scarcerazione è giunta dopo l'assoluzione di ottobre 2018, ma visto che pendeva un ricorso in appello. Asia non aveva potuto finora lasciare il Pakistan. Il suo avvocato ha lasciato intendere che la partenza possa essere imminente. "Penso che al momento sia in Pakistan, ma da qui a stasera non so", ha dichiarato ai giornalisti davanti al tribunale.
Gli estremisti "hanno detto che l'avrebbero uccisa nonostante il giudizio della Corte suprema" quindi "penso che dovrebbe lasciare il Paese", ha aggiunto. Per Amnesty International "adesso dovrebbe essere libera di riunirsi con la sua famiglia e cercare sicurezza in un Paese a sua scelta". Secondo notizie non confermate, i figli di Asia Bibi sono già fuggiti in Canada. Quanto alle ipotesi sulla destinazione della donna, la Francia si è detta disposta ad accoglierla e a novembre il premier canadese Justin Trudeau aveva fatto sapere che Ottawa era in contatto con Islamabad su questo tema.
L'ultima decisione della Corte suprema potrebbe riaccendere la collera degli estremisti. Martedì mattina il partito Tehreek-e-Labaik Pakistan (TLP), che l'anno scorso guidò le manifestazioni a favore dell'esecuzione di Asia Bibi, ha promesso di passare all'azione. Ma il movimento è molto indebolito dopo l'arresto in autunno del suo capo Khadim Hussain Rizvi e di centinaia dei suoi sostenitori. Erano in pochi, infatti, a protestare martedì davanti alla Corte. I difensori dei diritti umani vedono in Asia Bibi un simbolo delle derive della legge pakistana contro la blasfemia, che secondo i detrattori viene spesso strumentalizzata per risolvere dispute personali. Secondo una stima del 2018, in Pakistan una quarantina di persone condannate per blasfemia si trovano nel braccio della morte.
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