Quale sarà la scelta degli americani? In attesa della risposta che emergerà dalle urne, ecco i terreni di scontro che spostano maggiormente i consensi
Trump ‘anatra zoppa’ dopo le elezioni di metà mandato? Probabile, ma forse non così tanto come si sarebbe portati a credere. Con il rinnovo dell’intera Camera (435 seggi) e di un terzo dei 100 senatori (in questo caso 33 più 2 vacanti), dal voto del 6 novembre dipende la futura composizione del Congresso, e, di conseguenza, lo ‘spazio di manovra’ che il presidente avrà nei prossimi due anni. Alla Camera, secondo i sondaggi, i democratici dovrebbero spuntarla abbastanza facilmente: per strappare la maggioranza ai repubblicani devono riuscire a vincere 26 seggi e il traguardo sembrerebbe a portata di mano. Più complicata la partita al Senato, dove il Gop deve difendere solo 9 seggi contro i 26 dei dem.
Va detto che di regola in queste tornate elettorali il partito dell’inquilino della Casa Bianca ha sempre perso seggi: accadde sia ad Obama che a George W. Bush, giusto per citare due esempi recenti. Ma la sconfitta in termini elettorali non deve andare per forza di pari passo con quella politica: anche nel caso di un Congresso a due teste, Trump, forte di un Senato compiacente, potrebbe continuare a governare senza grossi problemi e preparare già il terreno per un eventuale secondo mandato.
Proprio in vista dell'obiettivo ultimo, il tycoon deve decidere se continuare a vestire i panni del candidato di rottura, con toni aggressivi e politiche che si possono definire senza troppi dubbi estremiste, oppure optare per un atteggiamento più moderato, cercando di riportare dalla sua parte anche i repubblicani più scettici nei suoi confronti. Al momento lo stile del presidente resta ambivalente, basti pensare alla reazione avuta dopo il caso dei pacchi bomba spediti a diversi suoi oppositori: dal “restiamo uniti”, infatti, Trump è subito passato ad incolpare i media, accusandoli di fomentare “la rabbia”. Per i democratici è invece il presidente ad alimentare questo clima di violenza.
Anche la gestione di questa ultima vicenda servirà agli elettori per consolidare la propria scelta in un senso o nell'altro. Perché in questa sorta di referendum sul presidente, sia i singoli casi che le questioni più generali hanno il loro peso. Vediamo ora quali sono i temi che possono spostare maggiormente i consensi, considerando che, secondo l'ultimo Daily Presidential Tracking Poll di Rasmussen Reports, il 50% degli americani approva l'operato di Trump, mentre il 49% lo giudica negativamente (il restante 1% non si esprime).
Economia – Trump ha dalla sua la disoccupazione ai minimi storici: ad aprile ha toccato il 3,9%, il dato più basso da 17 anni. Come se non bastasse, crescono i posti di lavoro e aumentano gli stipendi (ai primi di ottobre, ad esempio, Amazon ha raddoppiato il salario minimo orario a 15 dollari). Sul fronte dei trattati commerciali, l’amministrazione ha recentemente portato a termine una riconfigurazione del Nafta, dando vita ad un nuovo ‘Accordo Stati Uniti-Messico-Canada’. Un cambiamento, che, citando le parole del rappresentante americano per il commercio, Robert Lighthizer, "rafforzerà la classe media e creerà posti di lavoro ben remunerati e nuove opportunità per quasi 500 milioni di persone".
Caso Kavanaugh – La vicenda di Brett Kavanaugh, nominato giudice della Corte suprema nonostante le accuse di molestie sessuali, rappresenta per Trump una grande vittoria: Kavanaugh, secondo membro nominato dal tycoon dopo Neil Gorsuch, fa pendere decisamente a destra l'orientamento del più alto organo giudiziario del Paese. E anche se le dure proteste in piazza potrebbero far pensare ad un boomerang elettorale per il presidente, il successo sembra aver rafforzato i repubblicani. Kavanaugh, infatti, è noto per le sue posizioni anti-aborto e da ultraconservatore qual è potrebbe costituire una minaccia per la comunità Lgbt. Caratteristiche che non possono non piacere alla base di destra e in particolare agli elettori più religiosi.
Immigrazione – La retorica anti-immigrati è uno dei cavalli di battaglia di Trump sin dalla campagna elettorale per le presidenziali del 2016 e sta tornando prepotentemente al centro anche nei suoi comizi pre-midterm. Il presidente ha bollato la carovana dei migranti provenienti dal Centro America come una massa di clandestini che vuole “invadere il Paese”, facendo leva sui sentimenti xenofobi e presentandosi come difensore della patria. Tuttavia, la vicenda dei bambini separati dai genitori arrestati per essere entrati illegalmente negli Stati Uniti ha scosso profondamente l’opinione pubblica e, secondo il New York Times, ha portato la maggioranza degli americani a preferire un approccio più accogliente nei confronti dei migranti. Per chi la pensa così, arginare le politiche trumpiane diventa una priorità e votare i democratici è l’unica strategia per raggiungere l’obiettivo.
Sanità – Il tema dell’assicurazione sanitaria è ritenuto molto importante dagli americani ed è in grado di spostare parecchi voti. Pochi giorni fa Trump ha affermato che i democratici metteranno in pericolo i pazienti con ‘Pre-Existing Condition’ (con questa formula si intende qualsiasi malattia o condizione per la quale un richiedente di assicurazione sanitaria ha già richiesto cure mediche) mentre i repubblicani li proteggeranno. Un'affermazione in contrasto con gli sforzi persistenti della sua amministrazione per smantellare l’Obamacare. E proprio la battaglia di Trump contro la riforma sanitaria del suo predecessore, fa temere a molti americani che le assicurazioni possano tornare a negare le coperture sulla base della storia sanitaria di ciascuno. In vista delle elezioni, secondo quanto riporta Politico, i democratici stanno puntando molto su questo argomento, accusando i repubblicani di voler mettere a rischio decine di milioni di americani vulnerabili. Un sondaggio del Washington Post / ABC News ha rivelato che su questo tema gli americani si fidano maggiormente del partito dell’asinello rispetto al Gop con un margine del 53-35%.