L'ex capo della campagna elettorale del presidente si è dichiarato colpevole di cospirazione, riciclaggio e altri reati
L'ex capo della campagna elettorale di Donald Trump, Paul Manafort, si è dichiarato colpevole di cospirazione contro gli Stati Uniti e ostacolo alla giustizia, accettando di collaborare con il procuratore speciale per il Russiagate, Robert Mueller, nelle indagini su una eventuale collusione tra lo staff elettorale e Mosca. Il 69enne è già stato condannato ad agosto per frodi bancaria e fiscale, in un processo che si era tenuto in Virginia e che non è collegato alla campagna elettorale ma riguarda il suo lavoro per l'ex presidente ucraino Viktor Yanukovych e il suo partito filo-Mosca, tra 2005 e 2015. L'ex collaboratore di Trump con l'ammissione di colpevolezza evita un secondo, presumibilmente esplosivo, processo. Per se stesso, ma anche per il presidente Trump e il partito Gop, mentre mancano poche settimane alle elezioni di metà mandato a novembre. Ma non è chiaro se il consulente politico consegnerà informazioni dannose per l'inquilino della Casa Bianca. Manafort presenziò a un incontro tra il figlio del presidente, Donald Trump Jr, il genero Jared Kushner e un avvocato russo che aveva offerto loro informazioni con cui danneggiare la candidata democratica alle presidenziali, Hillary Clinton.
Subito dopo che Manafort ha pronunciato la frase "Mi dichiaro colpevole" in un tribunale di Washington, la Casa Bianca si è affrettata ad assicurare che la decisione dell'ex collaboratore di Trump non ha nulla a che fare con il presidente. A prendere la parola la portavoce Sarah Sanders, per cui "questo non ha assolutamente nulla a che vedere con il presidente o con la sua vittoriosa campagna presidenziale del 2016", "non ha assolutamente alcun legame". L'accordo fra Manafort e gli investigatori del procuratore speciale Mueller è una svolta decisiva, dopo che l'ex capo della campagna elettorale dell'allora candidato repubblicano ha per un anno contestato le accuse nei suoi confronti. Ed è una brutta notizia per l'inquilino della Casa Bianca, che non smette di sostenere che Mueller stia guidando una "caccia alle streghe" e che non esista alcuna collusione con Mosca. Affermazione che, per quanto ritwittata e detta a ripetizione, è indebolita dai passi nelle indagini fatti dal procuratore speciale.
Mueller, pur non essendo riuscito a provare una collusione tra la Mosca e i membri della campagna elettorale di Trump, ha ottenuto varie condanne e impegni alla collaborazione di ex collaboratori del magnate. Tra questi ultimi, un mese fa ha "ceduto" il suo avvocato (ex) fedelissimo, Michael Cohen. Secondo i documenti trasmessi al tribunale sulle ammissioni di colpevolezza di Manafort, le accuse si sono ridotte da sette a due: cospirazione contro gli Stati Uniti e ostacolo alla giustizia. Il consulente politico rischia quindi fino a 10 anni di carcere in base all'accordo, rinunciando a quattro proprietà di lusso del valore di milioni di dollari, con piscine, campi da tennis e da basket, a conti bancari e a polizze sulla vita.
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