Ancora in mare da due giorni con a bordo 141 persone strappate alla morte. Molte sono deboli e denutrite e devono sbarcare al più presto
Dopo due giorni di navigazione con a bordo 141 persone strappate alla morte nel Mediterraneo, la nave Aquarius ha chiesto ai governi europei un porto sicuro per sbarcare. Le condizioni di salute dei migranti soccorsi sono stabili, ma molti sono deboli e denutriti, spiegano Medici Senza Frontiere e Sos Mediterranee. La Aquarius, una delle due imbarcazioni gestite da ong rimaste a pattugliare le acque tra Africa ed Europa, ha compiuto due interventi nella giornata di venerdì. Prima ha salvato 25 persone alla deriva su una barca di legno, rimaste in mare per quasi 35 ore. Più tardi ha avvistato un secondo barcone sovraffollato con 116 persone a bordo, compresi 67 minori non accompagnati. In entrambi i casi, l'equipaggio ha informato tutte le autorità competenti tra cui i Centri nazionali di coordinamento del soccorso marittimo (MRCC) di Italia, Malta e Tunisia oltre al Centro di coordinamento congiunto di soccorso (JRCC) libico. Quest'ultima autorità ha informato che non avrebbe assegnato un luogo sicuro di sbarco e ha ordinato alla nave di richiederlo a qualcun altro. La Aquarius si dirige ora verso nord per provare a ottenere il permesso di sbarcare altrove.
"Ciò che è di massima importanza – ha dichiarato Nick Romaniuk, coordinatore per la ricerca e il soccorso di Sos Mediteranee – è che i sopravvissuti siano portati senza ritardi in un luogo sicuro dove si possa rispondere ai loro bisogni di base e dove possano essere protetti dagli abusi". Più del 70% delle persone salvate proviene dalla Somalia e dall'Eritrea. Le condizioni di salute delle persone soccorse sono stabili al momento, ma molte sono estremamente deboli e denutrite. Molte persone riferiscono di essere state detenute in condizioni disumane in Libia. "Il Centro di coordinamento non ha informato l'Aquarius delle imbarcazioni in pericolo di cui era a conoscenza, nonostante noi fossimo nelle vicinanze e avessimo offerto la nostra assistenza. Siamo stati fortunati ad aver avvistato noi stessi queste barche in pericolo", ha rivelato Aloys Vimard, coordinatore di Msf a bordo. I migranti salvati dalla Aquarius hanno raccontato di aver incrociato cinque diverse navi che non hanno offerto loro alcuna assistenza. Un comportamento che, per le ong, è la spia di un rischio: quello che venga meno il principio stesso dell'aiutare le persone in pericolo in mare. Le navi di passaggio infatti potrebbero non aver soccorso i migranti per non rischiare di rimanere bloccate dai veti incrociati dei vari governi e vedersi negare un porto di sbarco per giorni.
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