Proteste e lacrime dopo il 'no' del Senato
Il Senato argentino, dopo una seduta fiume terminata a tarda notte, ha detto no alla legalizzazione dell'aborto entro le prime 14 settimane. Mentre a giugno la Camera, seppur con un margine risicato, aveva dato il via libera alla legge, i senatori hanno votato no in 38, sì in 31, due gli astenuti. Una bocciatura che era attesa, date le dichiarazioni dei giorni precedenti il voto, e che ha spaccato il Paese.
Fuochi d'artificio e grida di gioia tra i manifestanti anti-aborto accampati fuori dal Parlamento, delusione e rabbia tra gli attivisti con le sciarpe verdi, diventate simbolo del movimento. La tensione è sfociata in scontri con la polizia. Alcuni dimostranti hanno incendiato rifiuti e lanciato pietre agli agenti in tenuta antisommossa, che hanno provato a disperderli con gas lacrimogeni e cannoni ad acqua.
Il movimento per la legalizzazione comunque non si arrende e le loro istanze potrebbero almeno in parte essere raccolte dal governo, col presidente Mauricio Macrì che, nella patria di Papa Francesco a forte maggioranza cattolica, ha appoggiato il dibattito e non si è opposto alla legge, sottolineando la centralità del diritto delle donne a decidere. La Casa Rosada valuta di promuovere la depenalizzazione per la donna nell'interruzione volontaria di gravidanza inserendola nel progetto di riforma del codice penale che invierà questo mese al Congresso.
In questo modo non sarebbe necessario aspettare il prossimo passaggio parlamentare con tempi lunghi e incerti, almeno un anno per poter presentare nuovamente il disegno di legge, avanzando invece una misura considerata meno controversa dalla Casa Rosada, anche se l'assistenza medica garantita dallo Stato sarebbe comunque limitata come finora ai casi di stupro e di rischio di vita per le donne o di gravi problemi di salute del feto. L'aborto continuerà a essere un crimine, ma le donne non verrebbero più perseguite, mentre rimarrebbero le pene per i medici, chirurghi e farmacisti, come nel codice attuale. Il testo di riforma del codice penale sarà pronto tra due settimane perchè il presidente Macri lo invii al Congresso. Un'altra via sarebbe indire un referendum, che la maggioranza di governo non esclude.
In America Latina l'aborto è totalmente legalizzato solo in Uruguay e a Cuba; è consentito a Città del Messico, mentre nel trio centroamericano di El Salvador, Honduras e Nicaragua rimane totalmente vietato. Manifestazioni si sono tenute in tutto il mondo di fronte alle missioni diplomatiche argentine, principalmente a sostegno del progetto di legge, che avrebbe eliminato gli aborti clandestini: le stime parlano di 500mila ogni anno in Argentina, con un bilancio di circa 100 morti.
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