Il presidente americano su Twitter contro Rouhani che aveva avvertito gli Usa assicurando che un conflitto con Teheran sarebbe "la madre di tutte le guerre"
Tensione alta fra Stati Uniti e Iran. Dopo l'avvertimento del presidente iraniano Hassan Rohani, che domenica aveva lanciato agli Usa un monito suggerendo di non "giocare con la coda del leone" e assicurando che un conflitto con Teheran sarebbe "la madre di tutte le guerre", Donald Trump ha risposto per le rime, con un tweet tutto in stampatello. "Non minacciate mai più gli Stati Uniti o subirete conseguenze come pochi nella storia ne hanno sofferte", ha scritto il presidente Usa sul social network, rivolgendosi direttamente a Rohani.
"Non siamo più un Paese che sopporterà le vostre stupide parole di violenza e morte. Fate attenzione", ha concluso minaccioso l'inquilino della Casa Bianca. Rohani non aveva chiuso del tutto la porta a un rapporto pacifico con gli Usa: dopo avere minacciato la chiusura dello Stretto di Hormuz, strategico per i rifornimenti internazionali di petrolio, aveva detto sì che "la guerra con l'Iran sarebbe la madre di tutte le guerre", ma anche che "la pace con l'Iran sarebbe la madre di tutte le paci".
A inasprire ulteriormente i toni è stato però il capo della giustizia dell'Iran, l'ayatollah Amoli Larijani: "Ho sentito che Trump ha fatto delle minacce impudenti e ambiziose in risposta ai commenti del presidente" Rohani ma dichiarazioni del genere non sono inattese da una persona stupida come Trump, ha detto secondo quanto riporta l'agenzia iraniana Irna. E ha aggiunto: "Gli Usa devono sapere che ogni mossa illogica contro l'Iran riceverà una risposta che resterà scritta nella storia". Il tweet di Trump è giunto a coronamento di un discorso molto duro nei confronti di Teheran, tenuto nella notte italiana da Mike Pompeo.
Il segretario di Stato Usa, in un intervento indirizzato alla diaspora iraniana in California, ha detto che Washington non ha paura di sanzionare alti leader del regime iraniano "da incubo", così l'ha definito. Poi ha attaccato la guida suprema, l'ayatollah Ali Khamenei, il quale sabato aveva detto che non ci si può fidare delle parole degli Usa "e neanche delle loro firme". Pompeo accusa Khamenei di avere un fondo segreto di 95 miliardi di dollari non tassato e utilizzato come fondo nero dalle Guardie islamiche rivoluzionarie: "Il livello di corruzione e ricchezza tra i leader del regime – ha detto Pompeo – dimostra che l'Iran è gestito da qualcosa che è più simile alla mafia che a un governo".
L'8 maggio scorso Trump annunciò il ritiro degli Usa dall'accordo sul nucleare iraniano, firmato nel 2015 da Teheran e dal 5+1 (cioè Regno Unito, Cina, Francia, Germania e Russia), che prevedeva il graduale abbandono delle sanzioni in cambio di tagli al programma nucleare iraniano. Gli alleati europei continuano a sostenere l'accordo e hanno promesso di rimanerci, ma le loro imprese sono a rischio di sanzioni Usa. Poco dopo Pompeo, in un discorso, enunciò 12 punti per un 'nuovo accordo' con l'Iran, affermando che gli Usa avrebbero abbandonato nuove sanzioni se Teheran avesse posto fine al programma di missili balistici nonché ai suoi interventi nei conflitti regionali, dallo Yemen alla Siria. Ma se l'Iran ha respinto le minacce di Trump parlando anche di "guerra psicologica", il premier israeliano Benjamin Netanyahu elogia la "dura posizione" Usa nei confronti dell'Iran. "Voglio fare i complimenti alle posizioni espresse oggi dal presidente Trump e dal segretario di Stato Pompeo contro l'aggressione del regime iraniano", ha detto Netanyahu all'inizio di una riunione di Gabinetto.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata