Promosse riforme, lottò in nome dell'uguaglianza e contro il colonialismo, il rivoluzionario del Burkina fu ucciso a 37 anni

Trent'anni fa, il 15 ottobre 1987, moriva assassinato a Ouagadougou il burkinabé Thomas Sankara, meglio conosciuto come il 'Che Guevara africano'. Il rivoluzionario fu ucciso a 37 anni, in un episodio chiave della storia postcoloniale africana. Il capitano Sankara moriva dopo essere stato combattente rivoluzionario, capo della Rivoluzione democratica e popolare, e presidente del suo Paese, che ribattezzò in nome dei propri ideali: da Volta, nome usato durante la colonizzazione francese, a Burkina Faso, cioé 'la terra degli uomini onesti'. Promosse riforme, lottò in nome dell'uguaglianza e contro il colonialismo, e dopo la morte è diventato per molti africani un modello di leader nero e un simbolo del panafricanismo (movimento che promuove l'unità politica del continente africano) e del terzomondismo.

Il mito di Sankara resta vivo tra le giovani generazioni di africani, per cui rappresenta un leader vicino al popolo, contrario all'imperialismo, femminista ed egualitario. Su YouTube, i video dei suoi discorsi contano milioni di visualizzazioni. Sankara, nato nel 1949 nell'allora Alto Volta, voleva per il suo Paese una politica che mettesse al centro il bene del popolo. Si formò militarmente in Madagascar e aderì all'ideologia marxista, poi nei primi anni Settanta tornò in patria. Combattè in Mali e nel 1976 divenne comandante di una base militare fondando (con Blaise Compaoré, poi accusato del colpo di stato in cui è stato assassinato e diventato presidente) il Regroupement des officiers communistes, movimento di estrema sinistra. Nel 1983 diventò primo ministro durante la presidenza di Jean Baptiste Ouédraogo, ed elesse come sue priorità la fine delle ingiustizie sociali e la lotta a corruzione e povertà. Entrato in contrasto con il presidente, fu rimosso e messo ai domiciliari.

Contro Ouédraogo, Sankara e Compaoré nell'agosto dello stesso anno organizzarono un colpo di stato, appoggiato da un'insurrezione popolare. Sankara diventò presidente, Compaoré suo vice e ministro della Giustizia. Nel 1984, l'Alto Volta cambiò nome e prese quello che porta ancora oggi: la 'terra degli uomini onesti'. Burkina significa infatti 'uomo onesto' nel dialetto moré, Faso significa 'casa del padre' in dioula. Sankara voleva affrancare la sua nazione dall'ex colonizzatore, la Francia, con cui rinegoziare gli accordi di cooperazione, e voleva annullare il debito del suo Paese. Si scontrò tra l'altro duramente con l'allora presidente francese Francois Mitterand, e si oppose alle riforme e ai programmi economici proposti dall'Occidente. Voleva rendere il Paese autonomo e indipendente, nel nome della democrazia partecipativa, sia dal punto di vista politico sia da quello economico. Avviò per questo riforme contro la povertà e la corruzione, per l'accesso all'istruzione, per ridurre la malnutrizione, per migliorare la sanità promuovendo l'accesso all'acqua e con campagne di vaccinazione, e s'impegnò contro la desertificazione. Agì per ridurre gli sprechi statali: tra le misure più note, oltre a rimuovere i funzionari inoperosi vendette le lussuose auto presidenziali e le sostituì con delle Renault 5, viaggiando in aereo in classe turistica.

Sankara volle combattere il sistema tradizionale fatto di tribalismi e familiarismi, e mettere fine al sistema patriarcale che, come in molte società africane, relega le donne a ruoli marginali. Tra le varie iniziative che promosse, nominò varie ministre e in occasione di un 8 marzo chiese a uomini e donne di scambiarsi i compiti quotidiani. Un atto simbolico, di certo precursore e illuminato. Portò il tema anche alle Nazioni unite, in uno dei suoi celebri discorsi. Nel 1984, a New York visitò il quartiere 'nero' di Harlem e poi tenne il suo più celebre intervento davanti all'Assemblea generale Onu: "Non voglio enunciare dogmi, non sono né un messia né un profeta, non ho verità", disse, ma voglio esprimere "la parola del Gran popolo dei diseredati, che appartengono a quello che malignamente è stato battezzato Terzo mondo. E dire, anche se non riuscirò a farvele capire, le nostre ragioni di ribellarci", perché "un Terzo mondo è stato inventato al momento delle indipendenze formali per meglio garantire la nostra alienazione culturale, economica e politica". Il 15 ottobre 1987 il rivoluzionario fu assassinato da un commando di soldati, a Ouagadougou. Dell'assassinio fu sospettato l'ex seguace e braccio destro Compaoré, che lo sostituì al potere e vi restò per quasi trent'anni. Chiarezza sull'omicidio deve ancora essere fatta.

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