Non basta il tweet di Trump per fermare l'apertura voluta da Obama nel 2016. Contro il presidente anche Chelsea Manning

"So che ci sono dubbi sull'annuncio del presidente relativo alla politica sui transgender" nell'esercito, ma il Pentagono non applicherà questa decisione fino a nuovo ordine. All'indomani dell'annuncio a sorpresa di Donald Trump, che su Twitter ha detto no ai transgender nelle forze armate Usa, il capo dello stato maggiore congiunto Joseph Dunford ha chiarito la linea delle forze armate in una comunicazione interna ai vertici militari.

"Non ci saranno modifiche alla policy attuale finché l'orientamento del presidente non sarà ricevuto dal segretario della Difesa (Jim Mattis ndr.) e finché il segretario non diffonderà una guida sulla applicazione" della decisione, afferma Dunford. Che ha aggiunto: "Intanto continueremo a trattare tutto il nostro personale con rispetto" e "viste le sfide attuali che affrontiamo, resteremo concentrati sul compimento delle missioni a noi assegnate".

La decisione di Trump è ancora tutta da chiarire: continua a non sapersi, infatti, se andrà applicata anche ai transgender già in servizio nell'esercito o soltanto alle nuove reclute. Il suo no ai trans l'inquilino della Casa Bianca si era limitato a esprimerlo mercoledì con due tweet senza dettagli: "Dopo aver consultato i generali e gli esperti militari, siete avvisati che il governo degli Stati Uniti non accetterà né permetterà che individui transgender prestino servizio in alcuna unità dell'esercito. Il nostro esercito deve essere concentrato su vittorie schiaccianti e decisive e non può sostenere il tremendo costo medico e il disagio che i trangender nell'esercito comportebbero".

Tuttavia, nonostante Trump abbia sostenuto di avere consultato generali ed esperti militari, i media Usa riportano che il capo del Pentagono, Mattis, è stato avvertito della decisione soltanto alla vigilia dell'annuncio, quindi martedì. Sono state inoltre avanzate ipotesi economiche per giustificare la scelta a sorpresa di Trump: secondo il New York Times, dietro ci sarebbe la necessità di approvare questa settimana in Congresso un pacchetto di bilancio di 790 miliardi di dollari per la Difesa, a cui alcuni repubblicani si opponevano perché la somma includeva la copertura del trattamento ormonale per i militari transessuali.

L'apertura ai transessuali nell'esercito Usa era giunta a giugno del 2016 per decisione dell'ex presidente Usa, Barack Obama, ma il reclutamento dei soldati transgender sarebbe dovuto cominciare a gennaio prossimo. Si stima che attualmente prestino servizio nelle forze armate statunitensi circa 6.600 transessuali, sul cui futuro c'è ora incertezza in conseguenza della decisione di Trump. Decisione contro cui si è scagliata, fra gli altri, Chelsea Manning, il soldato Usa transgender ex talpa di Wikileaks. Fu Manning, nata Bradley e che ha poi chiesto di cambiare la sua identità in Chelsea, a passare al sito di Julian Assange i primi cabli pubblicati nel 2010; ed è stata scarcerata a maggio dopo la grazia concessale da Obama alla fine del suo mandato. Manning ha partecipato a una protesta davanti alla Casa Bianca e ha pubblicato un articolo sul New York Times in cui definisce "una vecchia scusa" quella dei costi del trattamento ormonale, sostenendo che il Pentagono "spreca miliardi di dollari ogni giorno per progetti che vengono cancellati o non funzionano". 

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