Rapporti critici dopo l'autoestromissione dalle indagini sul caso: tuttavia il presidente le avrebbe poi respinte

Il procuratore generale degli Stati Uniti, Jeff Sessions, ha offerto le sue dimissioni al presidente Donald Trump, dopo la decisione di escludersi dalle indagini sul Russiagate e dopo l'intensificarsi delle tensioni tra loro due. Lo riportano diversione media americani: le relazioni tra il presidente e il procuratore generale hanno cominciato ad essere tese quando Sessions si è estromesso dall'indagine sulla possibile interferenza dal Cremlino sulle elezioni per la Casa Bianca nel 2016.

Secondo il Washington Post che cita fonti vicine alla Casa Bianca coperte da anonimato, Trump non sapeva delle decisione di Sessions fino a poco prima dell'annuncio e ora lo accusa di alcuni dei successivi sviluppi, come la nomina del procuratore speciale Robert Mueller per supervisionare il caso Russiagate. La rabbia di Trump sarebbe cresciuta e avrebbe portato a discussioni tese con il suo procuratore generale: tuttavia il presidente Usa avrebbe poi respinto le dimissioni presentate da Sessions.

Secondo queste stesse fonti, la rabbia Trump sarebbe anche legato al blocco dei suoi "travel ban" da parte dei tribunali. Lunedì lo stesso presidente si era scagliato contro il Dipartimento di Giustizia (guidato da Sessions) per come ha gestito questa disputa legale. In una serie di tweet aveva accusato il dipartimento  di non aver voluto lasciare la versione originale del 'travel ban', "non quella annacquata e politicamente corretta sottoposta alla Corte Suprema".  Il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer, a cui è stato chiesto se Trump ripone ancora fiducia in Sessions ha  detto di "non aver parlato con lui di questo".

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