Le modalità della cacciata di Comey, ricordano i tempi del famoso scandalo sotto Nixon

L'ultima volta che un presidente americano ha cacciato il principale inquirente di alcune indagini che lo riguardavano è stata quando Richard Nixon innescò il cosiddetto 'massacro del sabato': una mossa che però lo fece precipitare nello scandalo 'Watergate'. Con le dovute distanze, la decisione del presidente Donald Trump di cacciare a sorpresa il direttore dell'Fbi, James Comey, responsabile delle indagini su un possibile legame tra il governo russo e lo staff di Trump durante la campagna elettorale, ricorda molto lo scandalo Watergate, che portò alle dimissioni di Nixon. "Vi sono parallelismi. Questo è un momento molto significativo, non è qualcosa da prendere alla leggera", ha dichiarato all'emittente Msnbc l'ex giornalista del Washington Post, Bob Woodward, che insieme al collega Carl Bernstein scoprì le intercettazioni illegali effettuate nel quartier generale del Comitato Nazionale Democratico da uomini legati al Partito Repubblicano.

Sabato 20 ottobre 1973 Nixon prese la disperata decisione, che accelerò la fine della sua presidenza, di chiedere le dimissioni del procuratore speciale indipendente incaricato delle indagini sul Watergate, Archibald Cox, per aver sollecitato la Casa Bianca a una risposta sul caso.  L'allora segretario alla Giustizia, Elliot Richardson, e il suo vice, William Ruckelshaus, si rifiutarono di eseguire l'ordine e rassegnarono le proprie dimissioni, il che di fatto diede ulteriore impulso ad approfondire il caso Watergate.

Secondo il senatore democratico Patrick Leahy, il più anziano dei membri della Camera, le dimissioni di Comey arrivano subito dopo la richiesta dell'Fbi al Dipartimento di Giustizia di ottenere maggiori fondi per espandere la ricerca sull'interferenza russa nelle elezioni del 2016. Nonostante l'amministrazione di Trump abbia affermato che Comey non fosse più qualificato per dirigere l'agenzia di intelligence per la sua gestione sbagliata del caso delle email della ex segretaria di Stato e candidata democratica alla presidenza, Hillary Clinton, a nessuno è sfuggito che questa motivazione sembra non essere sufficiente per portare la Casa Bianca a una misura così drastica.

In un'edizione destinata a restare nella storia, il New York Times ha pubblicato la lettera con cui Trump annunciava come 'immediata' la fine del mandato di Comey, che doveva durare 10 anni e che invece si è concluso appena dopo tre. 'Comey nel mirino di Trump, l'eco del Watergate', ha titolato a quattro colonne al quotidiano newyorkese. Una delle caratteristiche che differenzia la misura di Trump è che in questo caso a sostenere le dimissioni di Comey sono stati proprio il segretario alla Giustizia, Jeff Sessions, che ha nascosto i contatti avuti con alte cariche russe, e il vice, Rod Rosenstein, il cui incarico è stato confermato due settimane fa.

I testimoni ancora in vita di quell'anno complicato del 1973, che portò per la prima volta della storia americana alle dimissioni di un presidente, sono tornati a parlare, notando i parallelismi tra la possibile coordinamento dei fedelissimi di Trump per sabotare la campagna elettorale di Clinton e lo scandalo Watergate. John Dean, consigliere di Nixon imprigionato per quattro mesi per i suoi legami nello scandalo e accusato di mentire all'Fbi, ha dichiarato al New Yorker che "ogni mossa di questa amministrazione è l'esempio di azioni per coprire qualcos'altro".
 

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