"Se ci sarà guerra nessuno sarà vincitore"

La possibilità che la Corea del Nord conduca nelle prossime ore un nuovo test nucleare, dopo le ultime dimostrazioni di forza degli Stati Uniti, ha fatto crescere il timore di un conflitto nella penisola coreana. "Se ci sarà una guerra, il risultato sarà una situazione in cui tutti perderanno e nessuno vincerà", ha pronosticato il capo della diplomazia cinese, Wang Yi, avvertendo che chi la provocherà "dovrà assumersene le responsabilità storiche e pagarne il prezzo". La richiesta di moderazione arriva dalla Cina, principale alleato del regime di Pyongyang, dopo l'allarme internazionale per la possibilità che la Corea del Nord realizzi il suo sesto test atomico. Immagini mostrate ieri di una base nucleare del Paese mostrano infatti che l'esercito di Kim Jong-un sarebbe pronto a condurre il nuovo test. All'appello della Cina ha fatto eco il Cremlino, che si è detto "molto preoccupato" e ha chiesto a "tutti i Paesi" di esercitare moderazione ed evitare atti che possano essere interpretati come provocazioni.

Secondo gli esperti, il test potrebbe essere condotto domani, in coincidenza con le celebrazioni del 'Giorno del sole'. È la più grande festività nazionale, nel giorno del 105esimo anniversario della nascita del 'presidente eterno' Kim Il Sung, fondatore dello Stato. Pyongyang, che non ha confermato né smentito tale possibilità, ha criticato intanto con durezza gli Stati Uniti, che hanno inviato navi da guerra nell'area: "Gli Stati Uniti hanno introdotto nella penisola coreana, nel punto più caldo del mondo, massicci asset nucleari, minacciando seriamente la pace e la sicurezza della penisola e portando la situazione al limite della guerra", secondo una nota del ministero degli Esteri diffusa dall'agenzia ufficiale Kcna.

In una dimostrazione di forza dell'amministrazione del presidente americano Donald Trump, il Pentagono ha infatti inviato la settimana scorsa la portaerei nucleare Carl Vinson nella zona, in risposta agli ultimi test missilistici di Pyongyang e dopo aver lasciato intendere di aver valutato la possibilità di attaccare preventivamente per bloccare la corsa al nucleare del regime. Inoltre, gli Usa hanno bombardato una base del regime di Damasco in Siria, come risposta all'attacco chimico che Washington ritiene sia stato condotto dalle forze governative. Un'azione considerata da molti anche come un avvertimento alla Corea del Nord, che l'ha definita "una flagrante violazione della legge internazionale e un'aggressione barbara e insolente". Ieri il premier giapponese, Shinzo Abe, ha affermato che Pyongyang potrebbe esser in grado di lanciare missili dotati di armi chimiche e ha tracciato un parallelo tra il regime di Kim Jong-un e quello di Bashar Assad.

L'avvertimento alla Corea del Nord potrebbe essere stato ripetuto ieri, quando Washington ha usato per la prima volta in combattimento la più grande bomba non nucleare, soprannominata 'madre di tutte le bombe' (Moab, nell'acronimo inglese), contro covi dei terroristi dello Stato islamico in Afghanistan. "Non so se sia o meno un messaggio" per Pyongyang, ha detto Trump alla Casa Bianca, "la Corea del Nord è un problema e ce ne occuperemo". La nuova attitudine americana, più aggressiva di quella dell'ex presidente Barack Obama, unita all'imprevedibilità nordcoreana, ha spinto il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ad esortare tutti a riprendere il dialogo e "non lasciare che le cose evolvano sino a un punto irreversibile e incontrollabile". Appello accolto dalla Francia, con il ministro degli Esteri Jean-Marc Ayrault che ha fatto eco a posizioni già espresse dalla cancelliera tedesca Angela Merkel e dalla premier britannica Theresa May. Ayrault ha invocato "la denuclearizzazione della penisola coreana" e ha detto: "La comunità internazionale è unanime: è arrivato il momento in cui Pyongyang rispetti i suoi impegni".
 

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