In campo anche Michael J. Fox contro le politiche migratorie del tycoon
Jodie Foster e Michael J. Fox hanno approfittato degli eventi in programma in vista della notte degli Oscar per prendere pubblicamente posizione contro le politiche migratorie del presidente americano Donald Trump. Foster, due volte vincitrice di premi Oscar, ha parlato davanti alla United Talent Agency, a Beverly Hills, davanti a centinaia di persone, molte delle quali appartenenti al mondo del cinema. Ha raccontato di non essere a sua agio nell'usare la propria immagine per l'attivismo politico, spiegando perché questa volta ha invece deciso di esporsi: "Quest'anno è molto diverso, è ora di impegnarsi". Ciò mentre si prevede che la cerimonia di consegna delle statuette domani notte avrà un'alta componente politica, dopo che precedenti gala come quelli dei Golden Globe o gli Screen Actors Guild Awards (SAG), i premi del sindacato attori cinematografici, sono stati densi di discorsi e critiche contro le controverse politiche di Trump.
Tra i partecipanti alla dimostrazione c'erano anche la star di 'Ritorno al futuro', Michael J. Fox, l'attore Keegan-Michael Key visto di recente nella serie 'Fargo', e la scrittrice statunitense d'origine iraniana Reza Aslan. A organizzare la protesta è stata l'agenzia di Beverly Hills, che annualmente organizza una festa prima della cerimonia di consegna delle statuette. Quest'anno l'agenzia ha deciso di sostituire il party con una manifestazione pubblica in cui protestare contro le politiche migratorie del presidente Trump. L'ordine esecutivo da lui emesso il 25 gennaio vietava l'ingresso negli Usa ai rifugiati e cittadini provenienti da sette Paesi a maggioranza musulmana. È stato bloccato in tribunale ma nel frattempo proteste contro la misura, che è stata battezzata dai media 'muslim ban' (divieto ai musulmani), sono arrivate da ogni parte del globo.
Foster, vincitrice dell'Oscar per 'Il silenzio degli innocenti' e 'Sotto accusa', ha detto: "Non sono una persona che ama usare il suo volto pubblico per l'attivismo. Quindi nella mia vita ho trovato, come molti di voi, piccole vie per fare qualcosa", "ma quest'anno è diverso, è tempo di impegnarsi. È una periodo insolito nella storia ed è tempo di agire". Michael J Fox, nato in Canada e diventato cittadino americano vent'anni fa, ha parlato di sé e delle star del cinema come di "quelli fortunati", affermando di voler condividere un po' di quella fortuna con i profughi che vogliono entrare negli Usa. "Mi considero un ottimista – ha detto – e a volte per me può essere difficile, vedo crescere l'intolleranza e la mancanza di compassione e di empatia nel mondo". Ha aggiunto, poi, di credere "nel potere delle arti per cambiare non solo i nostri cuori, ma il mondo".
Alla manifestazione ha parlato in video conferenza da Teheran anche il regista iraniano Asghar Farhadi, nominato agli Oscar come miglior film straniero 'Il cliente'. Il cineasta ha da giorni annunciato, assieme alla protagonista della pellicola Taraneh Alidoosti, che non prenderà parte alla cerimonia per protesta contro le politiche migratorie dell'amministrazione di Washington. Assieme ad altri cinque candidati al miglior film straniero, Farhadi ha anche firmato un comunicato congiunto in cui viene criticato il clima "di fanatismo e nazionalismo" che si vive negli Usa e in altre parti del mondo. Con lui, hanno firmato Martin Zandvliet regista di 'Land of mine', Hannes Holm con 'A Man Called Ove', Maren Ade con 'Toni Erdmann', Martin Butler e Bentley Dean con 'Tanna'.
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