Il social accusato di diffamazione: non ha rimosso post offensivi apparsi sotto la foto

Fa causa a Facebook per diffamazione il rifugiato siriano 19enne Anas Modamani, il cui selfie con Angela Merkel diventò virale a settembre 2015, durante una visita della cancelliera tedesca in un centro di accoglienza nel quartiere di Spandau a Berlino. L'accusa mossa al social network, spiega l'avvocato del giovane, Chan-jo Jun, intervistato da Thomson Reuters Foundation, è di non avere rimosso una serie di post in cui il ragazzo di Damasco veniva accusato di essere un militante e un criminale. Lo scatto si diffuse rapidamente su Facebook e diventò un po' iconica, quasi un simbolo della politica di apertura delle frontiere di Merkel a centinaia di migliaia di richiedenti asilo in fuga dalla guerra. Su alcuni account anonimi che rilanciarono la foto, però, ad accompagnare l'immagine c'erano post in cui si sosteneva che il ragazzo fosse responsabile di attacchi e uccisioni, non ultimi quelli all'aeroporto internazionale Zaventem di Bruxelles del 22 marzo 2016. Ma Facebook si è rifiutata di rimuovere i post sostenendo che non violavano le regole della società, spiega l'avvocato.

"Ogni qual volta succeda qualcosa di legato ai rifugiati, la sua foto ricompare", ha raccontato telefonicamente il legale del rifugiato siriano a Thomson Reuters Foundation. Per esempio un post infondato a dicembre legò  Modamani al caso di Berlino in cui un gruppo di persone diede fuoco a un senzatetto su un binario dei treni, spiega l'avvocato Chan-jo Jun, aggiungendo che il post è stato condiviso 500 volte ed è probabile che sia stato visualizzato da almeno 25mila utenti. Jun aveva già presentato un ingiunzione contro Facebook Europe a dicembre, e un'udienza è fissata per il 6 febbraio a Wuerzburg, nel sud della Germania. Un portavoce di Facebook ha detto al quotidiano britannico Guardian che la società ha ricevuto una richiesta di rimozione di contenuti da Jun "in cui si sosteneva che un contenuto specifico sulla nostra piattaforma violasse il diritto alla persona del signor Modamani"; secondo il portavoce "l'accesso a quel contenuto è stato rapidamente disattivato sicché non crediamo che ci sia per lui alcuna base per presentare un'ingiunzione".

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