La Russia aveva annunciato lo stop delle operazioni dell'esercito siriano dopo il raggiungimento di un accordo di cessate il fuoco
Aleppo di nuovo in preda a bombardamenti e combattimenti. La Russia aveva annunciato lo stop delle operazioni dell'esercito siriano dopo il raggiungimento di un accordo di cessate il fuoco, fra Mosca e Turchia, per consentire l'evacuazione di ribelli e civili dalle ultime zone di Aleppo est in mano all'opposizione. L'evacuazione doveva cominciare stamattina alle 5 ora locale (le 4 in Italia), ma la ventina di bus verdi arrivati al punto di raccolta nel quartiere di Al Ramusa, nella zona sud della città e vicino ai quartieri in mano ai ribelli, per caricare a bordo le persone da evacuare, sono dovuti tornare indietro vuoti. Pare che l'accordo sia saltato, almeno per il momento, e poco dopo sono ripresi i bombardamenti aerei sulla città. Qualcuno parla di un possibile rinvio dell'evacuazione a domani, ma finora non ci sono certezze. Secondo i dati dell'Osservatorio siriano per i diritti umani, dovevano abbandonare Aleppo 15mila persone: 5mila ribelli e 10mila civili, fra cui anche familiari dei combattenti.
Intensi i combattimenti tra i soldati governativi e le fazioni ribelli nelle zone di confine tra i quartieri controllati dalle autorità e quelli in mano all'opposizione. L'Osservatorio riferisce che le forze leali al presidente siriano Bashar Assad hanno aperto il fuoco dell'artiglieria contro i quartieri a maggioranza ribelle, mentre i ribelli hanno lanciato razzi contro le zone in mano alle truppe governative ad Aleppo ovest. Il bilancio complessivo, sempre secondo la ong, è di almeno 10 morti e una trentina di feriti.
Ma perché è saltato l'accordo? La motivazione pare essere l'insoddisfazione dell'Iran, che appoggia Assad anche con forze sul campo, nonché quella del governo siriano. A raggiungere l'intesa su tregua ed evacuazione, infatti, erano stati la Russia, che dall'anno scorso sostiene Damasco con raid aerei, e la Turchia, che è schierata a fianco delle forze anti Assad (ma non dei curdi). Mentre anche Teheran e Damasco avrebbero voluto la propria parte. Diverse fonti dell'opposizione consultate da Efe hanno attribuito la responsabilità dello stop all'accordo alle milizie iraniane; in particolare il coordinatore delle fazioni ribelli di Aleppo, Abdelmoneim Zeinedin, spiega il motivo: anche l'Iran vuole la sua contropartita e chiede che nell'accordo si includano delle clausole speciali per "gli interessi sciiti legati a Fua e Kefraya", due villaggi a maggioranza sciita della provincia di Idlib che sono sotto assedio da parte di gruppi ribelli e islamisti, tra cui il Fronte della conquista del Levante, ex filiale siriana di al-Qaeda. Le milizie iraniane – spiega a Efe il portavoce del Consiglio della provincia di Aleppo libera, Abu Zaer al Halabi, il cui organismo è incaricato dell'amministrazione nelle zone dominate dai ribelli – vogliono "portare fuori i feriti e gli ammalati da Fua e Kefraya".
L'Osservatorio siriano per i diritti umani, dal canto suo, sottolinea che è stato il governo siriano a evitare l'applicazione del patto Russia-Turchia perché non era stato consultato: fra i motivi, quello che tra i ribelli ci sono circa 250 guerriglieri stranieri che le autorità siriane vorrebbero arrestare, nonché il fatto che l'esercito pensa di non avere vantaggio a fermarsi adesso visto che era sul punto di prendere il totale controllo di Aleppo.
Due giorni fa le autorità siriane avevano annunciato che controllavano il 98% di Aleppo est, che prima era invece totalmente in mano all'opposizione (la città era infatti divisa a metà, fra la zona ovest in mano al governo e quella est in mano all'opposizione). Adesso invece i civili sono intrappolati in un'area di tre chilometri quadrati nella zona sudest di Aleppo: è l'unica parte della città che rimane ancora sotto il dominio dell'opposizione.
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