Dopo 52 anni fine alla guerra civile in cui sono morte 250mila persone
Il governo dela Colombia e il gruppo ribelle marxista delle Farc hanno firmato un accordo di pace per concludere una guerra che va avanti da 52 anni e ha causato la morte di 250mila persone. Dopo quattro anni di colloqui di pace a Cuba, il presidente Juan Manuel Santos, 65anni, e capo dei ribelli "Timochenko" – il nome di battaglia del 57enne Rodrigo Londoño – si sono calorosamente stretti la mano sul suolo colombiano per la prima volta e hanno firmato l'accordo con una penna ricavata da un bossolo.
Per sottoscrivere l'accordo è stata scelta una penna fatta con un proiettile, simbolo delle violenze che hanno insanguinato il Paese per oltre mezzo secolo. "Firmeremo con una penna-proiettile, per simbolizzare la transizione dei proiettili in educazione e futuro", aveva commentato ieri Santos, che su questo accordo ha puntato tantissimo e messo in gioco la sua reputazione. L'intesa dovrà poi essere ratificata nel referendum popolare del 2 ottobre, ma secondo i sondaggi sarà approvata senza difficoltà.
L'accordo mette fine al più duraturo conflitto dell'America latina e trasformerà le Farc in un partito politico. Ad assistere alla storica svolta nella città coloniale circa 2.500 dignitari stranieri e locali, tra cui il segretario generale delle Nazioni unite Ban Ki-moon, il presidente cubano Raul Castro, il segretario di Stato americano John Kerry, oltre a numerose vittime del conflitto. Kerry, durante una visita a un centro per le vittime del conflitto, per ex combattenti e giovani, ha elogiato il patto: "Chiunque può imbracciare un'arma, far esplodere cose, ferire altra gente, ma questo non porta da nessuna parte. La pace è un duro lavoro". Il dipartimento di Stato americano ha promesso 390 milioni di dollari alla Colombia il prossimo anno, a sostegno del processo di pace. Kerry ha anche sottolineato che Washington, una volta che l'accordo sarà applicato, potrà rimuovere le Farc dalla lista nera dei gruppi terroristici.
Tuttavia, oltre a sollievo e speranza, l'accordo ha causato anche divisione nel Paese. Alcuni esponenti politici, tra i quali il potente ex presidente Alvaro Uribe, criticano il fatto che esso permetta ai ribelli di entrare al Congresso senza scontare alcuna pena carceraria. Mentre enormi cartelloni a Cartagena invitano i colombiani a votare 'sì' al referendum del 2 ottobre, Uribe ha quindi guidato centinaia di persone con ombrelli dei colori della bandiera nazionale, per invitare la popolazione a votare 'no'.
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