Raggiunta l'intesa di massima, ma per i dettagli occorrerà aspettare il prossimo vertice

Altri tre miliardi di euro, l'accelerazione della liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi e una nuova spinta al processo di adesione all'Ue. Sono i punti sui quali si è raggiunta una intesa di massima a Bruxelles al termine di un vertice Ue-Turchia che sarebbe dovuto durare poche ore e invece è finito in nottata. Intesa che andrà però definita nel dettaglio nei prossimi dieci giorni, per arrivare alla firma definitiva al prossimo Consiglio europeo del 17 e 18 marzo.

DAVUTOGLU: "MI HANNO STUPITO I GIORNALI EUROPEI". Il premier turco Ahmet Davutoglu si è presentato a Bruxelles con l'intenzione di non farsi mettere all'angolo dopo il caso Zaman e ci è riuscito. Ha ottenuto altri tre miliardi a partire dal 2018. "Mi hanno stupito – ha commentato nel corso della conferenza stampa finale – i titoli di diversi giornali europei: i 3 miliardi di euro erano una somma iniziale. La Turchia non sta chiedendo soldi a nessuno. Questi fondi sono per i cittadini siriani". Poi ha chiesto una liberalizzazione totale dei visti per i cittadini turchi entro giugno, ma su questo ha trovato più duro, e il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker ha precisato che questa liberalizzazione arriverà "al più tardi entro fine anno". Infine ha chiesto la cosa che sta più a cuore alla Turchia: l'apertura di cinque nuovi capitoli negoziali per accelerare il processo di adesione all'Ue. Juncker ha citato la richiesta, indicando queste aperture come "eventuali".

RENZI: "RICHIESTE TURCHE RIDIMENSIONATE". "Le richieste turche sono state attutite da un documento che le ridimensiona di molto", ha spiegato il premier Matteo Renzi lasciando il summit, "abbiamo fatto dei passettini in avanti, finalmente l'Ue si sta rendendo conto di quanto sia grave questa vicenda". Renzi ha portato al vertice 27 dvd con 'Fuocoammare', il documentario diretto da Gianfranco Rosi premiato con l'Orso d'oro per il miglior film al Festival di Berlino, e lo ha ditribuito a tutti i colleghi. "E' un segnale – ha sipiegato – del fatto che tutte le discussioni a cui ora tutti sono arrivati, noi in Italia le conoscevamo già da tempo".

IL NUOVO PIANO SUI RIMPATRI. La Turchia si è detta disposta a riprendersi indietro tutti i migranti arrivati in Grecia dalla Turchia. Per ciascun rimpatriato, l'Europa si impegna ad accogliere un rifugiato che ha fatto domanda nei campi profughi turchi. Il meccanismo, spiegano fonti della Commissione, mira ad avere un forte effetto di deterrenza. La Commissione è molto ottimista e ritiene che nel giro di un mese, se il meccanismo dei rimpatri sarà messo in campo con efficienza, cesseranno gli sbarchi. A quel punto il meccanismo temporaneo dello scambio 'uno contro uno' terminerebbe e si passerebbe a una procedura ordinaria: chi vuole accedere in Europa – è il ragionamento – a quel punto farebbe domanda in un campo profughi gestito dall'Unhcr in Turchia e cofinanziato dall'Ue, per essere portato in un Paese europeo sulla base dell'intesa – mai applicata – che prevede 160mila ricollocamenti in Europa.

LA VITTORIA DELLA TURCHIA. Alla fine della giornata l'unico vincitore appare il governo turco. Un Paese che ci si attendeva sarebbe rimasto al banco degli imputati, a subire contestazioni sulla libertà di stampa e sulla mancata applicazione dell'accordo del 29 novembre scorso con cui si impegnava a bloccare le partenze dei migranti verso la Grecia in cambio di tre miliardi di euro, e che è riuscito invece a ridefinire completamente l'ordine del giorno e a dettare l'agenda, mostrando tutta la debolezza di un continente che non riesce a fare fronte all'arrivo di un milione di migranti, una cifra pari allo 0,2% della popolazione dei 28.

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