"I negoziati sono ancora molto tesi e molto controversi. Spero si trovi compromesso ragionevole"

Ancora incertezze sull'accordo anti Brexit a Bruxelles. Stando a quanto riportato da fonti europee, esiste una "buona possibilità" che i leader dell'Unione Europea riusciranno a raggiungere un accordo che permetta al Regno Unito di restare nell'Ue. "C'è qualche progresso sulla maggior parte delle questioni, ma ci sono questioni che sono ancora in sospeso", ha detto un funzionario europeo aggiungendo però che "vi sia una possibilità, una buona probabilità, di riuscire a concludere i colloqui nella cena di questa sera".

Più cauto invece il presidente del Parlamento Ue, Martin Schulz, secondo cui "arrivare ad un accordo è possibile ma non facile". "Siamo in una situazione molto, molto difficile. I negoziati sono ancora molto tesi e molto controversi, perché da un lato alcuni Stati membri sono molto interessati alla questione della migrazioni e meno su quella britannica, e altri più su quella britannica e meno in materia di immigrazione", ha detto Schulz. 

"Spero che venga trovata una soluzione ragionevole – ha proseguito – Ci sarà sempre una soluzione, l'unica domanda è quale. Spero una che soddisfi il Regno Unito, ma che non metta in discussione le fondamenta della Unione", per evitare di discriminare i cittadini dell'UE quando si tratta di ricevere benefici sociali, sia inglesi o di altri Stati membri, facendo riferimento alla richiesta britannica di togliere i sussidi ai lavoratori comunitari nel Regno Unito per almeno quattro anni dal loro arrivo.

Schulz ha poi aggiunto che si stanno discutendo gli elementi fondamentali del Trattato: la non discriminazione e la libertà di movimento in Europa e il diritto dei paesi di respingere un massiccio abuso del sistema di welfare.

 Sul punto degno di nota è l'attacco della Polonia."Ci era stato detto – spiegano – che saremmo andati incontro a una perdita di diritti sullo stato sociale solo nel Regno Unito. Invece ora c'è un numero crescente di Paesi che chiede di applicare le nuove norme anche da loro. Per noi questo è un grosso problema, coinvolgerebbe 500mila polacchi, 100mila dei quali bambini". Sostanzialmente la questione riguarda la possibilità, ribattezzata 'freno di emergenza', di mettere a disposizione degli stranieri comunitari assegni familiari più leggeri (riparametrandoli al costo della vita nel Paese d'origine) e di escluderli dall'assegnazione delle case popolari (assegnando la priorità ai propri cittadini). Il focus centrale fino a stanotte sembrava quello di stabilire per quanti anni potesse essere tirato il freno e quale maggioranza del Consiglio Ue fosse necessaria per approvarlo. Ora si è spostato su quanti e quali Paesi possano tirare questo freno.

Il punto apre uno scenario più generale. L'intesa alla quale sta lavorando il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk limiterebbe solo a Londra le concessioni. Ma è chiaro che il rischio che altri Paesi avanzino pretese analoghe è molto concreto. Il rischio ora, insomma, non è solo che Londra lasci l'Ue spingendo altri a fare altrettanto. C'è anche il rischio che il negoziato stesso spinga altri a chiedere di rivedere i termini della propria permanenza nell'Ue. Per questo i leader erano corsi ai ripari stabilendo che tutto ciò che viene concordato in queste ore era concesso esclusivamente al Regno Unito. Si tratta di una precondizione che molti Paesi avevano posto, ma sta già saltando. E se anche tenesse, la possibilità che, raggiunta l'intesa, qualche Paese, il giorno dopo, non chieda qualcosa di simile minacciando di uscire a sua volta, è tutt'altro che remota. Sempre ammesso che gli inglesi sceglieranno di restare nell'Ue, fatto anche questo tutto da verificare. E non sono pochi quelli che accusano l'Europa di fare due pesi e due misure, tra Londra e Atene. Insomma l'accordo sembra sempre più in salita. E anche se sarà raggiunto, gli scenari che si apriranno da domani non sono affatto rosei per Bruxelles.
 

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