Mosca (Russia), 21 dic. (LaPresse/EFE) – Gli aerei russi impegnati nella campagna di bombardamento in Siria non stanno usando bombe a grappolo contro i jihadisti nel Paese, come invece denunciato dall’organizzazione Human rights watch (Hrw). Lo ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dimitri Peskov, affermando che “la Russia porta avanti le sue operazioni nel rigido rispetto delle norme del diritto internazionale, incluse quelle che proibiscono determinati tipi di armi”. “Nessuno può metterlo in dubbio”, ha sottolineato Peskov in conferenza stampa dal Cremlino. Il portavoce ha poi suggerito ai giornalisti di chiedere al ministero della Difesa informazioni precise “sui risultati degli attacchi” compiuti dalla Russia in Siria. Hrw sostiene che la Russia abbia usato bombe a grappolo nei recenti raid causando 35 morti tra i civili, di cui cinque donne e 17 bambini, e provocando decine di feriti. Le bombe a grappolo sono vietate dalla risoluzione 2139 delle Nazioni unite, con cui nel febbraio 2014 è stato chiesto alle parti coinvolte nel conflitto siriano di porre fine all’uso indiscriminato di armi in aree popolate. Sono 118 i Paesi del mondo, fra cui Russia, Stati Uniti e Siria, che hanno smesso di usare bombe a grappolo a causa dei danni che provocano. Generalmente queste armi esplodono in cielo dopo essere state sganciate, spargendo su un’area grande quanto un campo da calcio decine o anche centinaia di ordigni più piccoli. In molti casi, però, il meccanismo non funziona alla perfezione e le piccole bombe restano a terra inesplose diventando delle vere e proprie mine antiuomo. L’ultimo rapporto annuale della Coalizione sulle bombe a grappolo riporta che dal 2012 alla fine del 2014 sono state 1.968 le persone che hanno perso la vita a causa delle bombe a grappolo, per la maggior parte civili.
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