Pechino (Cina), 14 dic. (LaPresse/Reuters) – E’ durata appena tre ore a Pechino l’udienza del processo a uno dei più noti attivisti per i diritti umani cinesi, Pu Zhiqiang, mentre la polizia ha impedito l’accesso al tribunale a diplomatici, giornalisti stranieri e dimostranti. Pu, noto per aver difeso anche l’artista Ai Weiwei, ha già trascorso 19 mesi in carcere e secondo i suoi avvocati rischia otto anni per le accuse di aver incitato l’odio etnico e causato disordini. Fuori dal tribunale sono rimasti bloccati 11 diplomatici provenienti da tutto il mondo, tra cui Stati Uniti, Germania e Francia. Loro, così come molte organizzazioni per i diritti umani, ritengono che le accuse rivolte a Pu siano generiche e politicamente motivate. Il cordone di polizia che ha circondato il tribunale ha anche impedito ai giornalisti stranieri di entrare per assistere al processo. Il ministro degli Esteri di Pechino, Hong Lei, ha commentato soltanto: “Le forze dell’ordine hanno eseguito operazioni per mantenere l’ordine sul posto, secondo la legge”. Ha anche chiesto ai Paesi stranieri di “rispettare la sovranità giuridica della Cina”.

La principale accusa contro Pu riguarda sette post pubblicati sul suo profilo di microblogging, spiegano i suoi avvocati, in cui ha criticato le politiche etniche cinesi nella regione del Xinjiang e ha denunciato diversi ufficiali. Uno dei suoi legali, Mo Shaoping, ha spiegato: Pu nell’udienza “ha ammesso di avere scritto i sette post”, “ha chiesto scusa se essi hanno causato danni ad altre persone” e “ha detto di non aver avuto intenzione di incitare l’odio etnico, fomentare liti o causare disordini”. Diversi gruppi per i diritti umani e Paesi occidentali si sono interessati al caso dell’attivista, definendolo la più severa repressione sui diritti umani in due decenni.

“Il processo a Pu è molto importante, è l’ultimo canarino nella miniera di carbone. Se decidono di colpirlo duramente, direi che rappresenterà una ulteriore escalation dell’ostilità verso l’attivismo per i diritti umani”, ha detto Maya Wang, ricercatrice in Cina per Human Rights Watch. Pu ha rappresentato come avvocato diversi noti dissidenti, tra cui l’artista Ai Weiwei e gli attivisti del ‘New Citizens’ Movement’. Il 50enne è stato arrestato nel maggio 2014 dopo aver preso parte a un incontro privato per commemorare i fatti di piazza Tienanmen nel 1989. Aveva partecipato a quelle proteste e poi promesso di essere presente ogni anno alle commemorazioni. A settembre i giudici hanno respinto la sua richiesta di libertà condizionale per motivi di salute.

Fonte Reuters – Traduzione LaPresse

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