Bangui (Repubblica Centrafricana), 29 nov. (LaPresse) – Papa Francesco è arrivato a Bangui, in Repubblica Centrafricana. Si tratta dell’ultima tappa del suo viaggio nel continente africano e anche la più temuta dagli uomoni della sicurezza per via di forti tensioni sul territorio a causa di conflitti e una grave crisi umanitaria. Qui il Papa dovrà aprire la Porta Santa di Bangui e inaugurare il Giubileo. Il Pontefice è stato accolto al suo arrivo da prelati e politici locali. “Vengo nella Repubblica Centrafricana come pellegrino di pace, e mi presento come apostolo di speranza”, ha scritto su Twitter prima di atterrare.

Il pontefice è partito stamattina dall’Uganda dopo la cerimonia di congedo ed è arrivato all’aeroporto M’Poko di Bangui alle 10 (il fuso orario torna lo stesso dell’Italia). Appena arrivato ha ricevuto la consueta cerimonia di benvenuto davanti al padiglione presidenziale. In seguito il pontefice si è recato al palazzo presidenziale de la Renaissance per una visita di cortesia alla presidente dello Stato di transizione Catherine Samba-Panza. Durante la mattinata ancora l’incontro con la classe dirigente e il corpo diplomatico e la visita al campo profughi di Saint Sauveur, nell’area aperta del complesso parrocchiale.

Nel pomeriggio un veloce incontro con le comunità evangeliche del Paese, poi il momento più atteso. Alle 17 Papa Francesco arriverà nella cattedrale di Bangui dove aprirà la Porta Santa per l’inizio del Giubileo della Misericordia e farà un discorso, il più atteso del viaggio in Africa. Poi la Santa Messa e la confessione di alcuni giovani prima di avviare la veglia di preghiera che chiuderà il suo penultimo giorno nel continente africano.

PAPA: NO ALLA PAURA DELL’ALTRO – ‘Unità-dignità-lavoro’ è il motto della Repubblica Centrafricana e Papa Francesco lo fa suo al suo arrivo al palazzo presidenziale di Bangui rivolgendosi alla presidente, alla classe dirigente e al corpo diplomatico della Repubblica Centroafricana. L’unità spinge a evitare “la tentazione della paura dell’altro”. “L’unità nella diversità – ha detto Bergoglio – è una sfida costante, che richiede la creatività, la generosità, l’abnegazione e il rispetto per gli altri”. ‘Poi la dignità: “Ho appreso con piacere che la Repubblica Centrafricana è il paese di ‘Zo kwe zo’, il paese in cui ogni persona è una persona”, dunque “chi ha i mezzi per condurre una vita dignitosa, invece di essere preoccupato per i privilegi, deve cercare di aiutare i più poveri” ad accedere “all’istruzione e all’assistenza sanitaria, la lotta contro la malnutrizione e la lotta per garantire a tutti un’abitazione decente dovrebbe essere al primo posto di uno sviluppo attento alla dignità umana”. – ‘Infine il lavoro: “Voi, Centroafricani, potete migliorare questa splendida terra, sfruttando saggiamente le sue abbondanti risorse”, ha spiegato il Papa sottolineando la “grave responsabilità nello sfruttamento delle risorse ambientali, nelle scelte e nei progetti di sviluppo” da parte di “tutti, cittadini, responsabili del Paese, partner internazionali e società multinazionali”.

PAPA: LAVORIAMO PER LA PACE – Discorso a sorpresa e a braccio invece al campo profughi di Saint Sauveur. Agli abitanti del campo Bergoglio ha detto: “Dobbiamo lavorare e pregare e fare di tutto per la pace. Ma la pace senza amore, senza amicizia, senza perdono, non è possibile. Ognuno di noi deve fare qualcosa. Auguro a voi e a tutti i centrafricani la pace, una grande pace tra voi. Che possiate vivere in pace qualsiasi sia l’etnia, la cultura, la religione, lo stato sociale perchè tutti siamo fratelli”.

SAMBA-PANZA: CHIEDO PERDONO – “A nome della classe dirigente di questo Paese e anche a nome di colore che hanno contribuito in qualsiasi modo alla sua discesa agli inferi, confesso tutto il male che è stato fatto qui nel corso della storia e chiedo perdono dal profondo del mio cuore”. Sono le parole della presidente dello stato di transizione della Repubblica Centrafricana, Catherine Samba-Panza, rivolte a Papa Francesco. “Abbiamo assolutamente bisogno di questo perdono – aggiunge la presidente – in occasione della vostra visita, semplicemente perché gli ultimi sviluppi della crisi nel nostro paese sono diventati degli abomini commessi in nome della religione da parte di persone che si definiscono credenti”.

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