Dal nostro inviato Fabio De Ponte
La Valletta (Malta), 12 nov. (LaPresse) – Si conclude oggi il summit di Malta sull’immigrazione. Salvo sorprese dell’ultima ora il piano d’azione sarà approvato senza modifiche rispetto al testo che è arrivato dagli sherpa alla vigilia del vertice. Il motivo è semplice: non contiene le cose importanti.
Niente ricatti – con la condizionalità delgli aiuti ai rimpatri – e niente centri di identificazione e smistamento dei migranti in Africa, è stato il messaggio che hanno portato a Malta i leader dei Paesi e delle organizzazioni africane al summit di Malta. “La Commissione dell’Unione africana – ha detto la sua presidente, Nkosazana Dlamini-Zuma – non può sostenere o appoggiare la costituzione di questi centri in Africa”, spiegando che nei centri in cui si concentrano decine o centinaia di migliaia di persone non è possibile garantire la sicurezza delle persone, “specialmente per i bambini e le donne, che sarebbero a rischio, anche di traffico di organi”. Non solo, ma “l’Unione africana – ha aggiunto – esprime preoccupazione per la militarizzazione dello spazio africano e la crescente attitudine a risolvere i problemi anche migratori per via militare”.
I RICHIAMI DI OXFAM E DELL’ONU. E se Oxfam ha attaccato a testa bassa Bruxelles, mettendo in dubbio che i fondi messi a disposizione andranno in progetti di sviluppo, quanto piuttosto in un rafforzamento dei meccanismi di controllo delle frontiere, in serata ieri ci si è messo anche il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon da New York, affermando che gli aiuti allo sviluppo non devono calare per fare fronte alla crisi migratoria: “Ridurre l’assistenza allo sviluppo – ha spiegato – per finanziare il costo del flusso dei rifugiati è controproducente e sarà causa di un circolo vizioso che andrà a detrimento di salute, educazione e opportunità di una vita migliore”.
MOGHERINI: “LAVORIAMO A CANALI LEGALI DI INGRESSO”. Un fuoco di fila che ha costretto i leader europei a tornare al vero punto che interessa gli africani e che è il grande assente di questo vertice: quello dei canali di ingresso legali in Europa. Il piano di azione in cinque punti che sarà sottoscritto oggi su questo tema è piuttosto debole, limitandosi a parlare di borse di studio e di progetti pilota per raccogliere le offerte di lavoro per gli extracomunitari. Tanto che l’Alta rappresentante della politica estera Ue Federica Mogherini, arrivando al vertice, si è sentita in dovere di rassicurare: “Servono canali di immigrazione legale – ha detto – l’Ue sta lavorando a proposte in questo senso che arriveranno nei prossimi mesi”. Qualcosa che non rappresenta esattamente una novità, e che, finalizzato, avrebbe potuto essere l’unico elemento di peso da mettere sul tavolo a questo summit. Fu proprio il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, infatti, già qualche mese fa, ad annunciare l’intenzione di mettere in campo una direttiva comunitaria proprio sull’immigrazione legale. E ieri il presidente del Parlamento Ue, Martin Schulz, ha rilanciato: “Dobbiamo avviare una discussione su una vera legge dell’immigrazione, per fare in modo che le persone possano venire in Europa senza rischiare la vita”.
IL TRUST FUND E IL NODO RIMPATRI. Invece l’Europa si è presentata solo col trust fund. Un impegno in effetti consistente, da 1,8 miliardi di euro, al quale si aggiungeranno i contributi dei singoli Stati membri. Finora sono stati raccolti già oltre 170 milioni e l’obiettivo è – se possibile – riuscire ad aggiungere un altro miliardo e 800 milioni. Quello che interessa gli europei è un impegno vero dei Paesi africani sui rimpatri, spiegano fonti diplomatiche, che derubricano lo scontro sui centri di smistamento a semplice “equivoco”. Ma la strada appare tutta in salita. Quello che sarà siglato a Malta rappresenta infatti il quinto piano d’azione in dieci anni e ci sono pochi motivi per immaginare che sarà più incisivo dei precedenti.
IL PASSO INDIETRO DELLA GERMANIA. Intanto la Germania di Angela Merkel fa dietrofront sui profughi siriani e decide di respingerli verso il Paese europeo di primo approdo tornando ad applicare alla lettera il regolamento di Dublino (ma la Suddeutsche Zeitung scrive che a prendere la decisione sarebbe stato autonomamente il ministro dell’Interno Thomas de Maizière): un passaggio definito “in qualche modo positivo” da fonti diplomatiche vicine alla presidenza del Consiglio Ue, secondo le quali così facendo si torna almeno al rispetto delle regole comuni.
VERTICE EUROPEO INFORMALE DOMANI. E oggi i leader europei si troveranno a fare il punto su quello che hanno raccolto da questo summit per tornare a litigare tra loro sulla redistribuzione e sugli hotspot. Epilogo inevitabile se da questo summit non emerge un accordo in grado di invertire un trend per il quale, stando ai dati della Commissione Ue, meno del 40% delle decisioni di rimpatrio viene effettivamente eseguito.
AL CENTRO LA TURCHIA. Al centro del vertice informale dei leader voluto da Tusk ci sarà la Turchia. Sarà presente anche il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans, di ritorno proprio da Ankara dove si trova per negoziare sulla gestione dei migranti. Tre ore di riunione, è il programma, alla quale saranno assenti il premier britannico David Cameron, richiamato a Londra dalla visita di Stato del premier indiano Narendra Modi, e i leader di Portogallo, Irlanda e Polonia. All’orizzonte l’ipotesi di un nuovo summit internazionale sull’immigrazione, questa volta con la Turchia. Del quale sicuramente si parlerà anche a margine dei lavori del G20 di domenica e lunedì nella penisola anatolica.
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