Torino, 13 set. (LaPresse) – Sono 34 i migranti, di cui 15 minori (quattro neonati), annegati al largo dell’isola greca di Farmakonissi, quando il barcone con cui erano partiti dalla Turchia si è ribaltato. Lo ha fatto sapere la guardia costiera greca. Si tratta del bilancio di vittime più alto in un singolo naufragio nelle acque greche da quando è iniziata la crisi dei rifugiati. “Una barca di legno che li trasportava si è ribaltata a circa tre miglia a est” dell’isola, ha affermato una portavoce.
La guardia costiera non ha fornito dati su nazionalità ed età delle vittime, precisando invece che 68 migranti sono stati tratti in salvo e altri 30 hanno raggiunto a nuoto le coste dell’isola. Sull’isola di Lesbo, intanto, un fotografo di Reuters ha visto dieci gommoni sbarcare nel giro di 90 minuti. Un gommone gonfiabile con a bordo circa 70 rifugiati è esploso a circa 100 metri dalla riva e gli abitanti hanno portato a riva le persone che erano cadute in acqua, tra cui bambini e almeno un neonato.
APPELLO DELLA PREMIER THANOU. L’incidente coincide con l’appello lanciato dalla premier ad interim Vassiliki Thanou, che oggi ha fatto visita all’isola di Lesbo. Ha chiesto all’Unione europea di trovare l’accordo su una politica davvero globale per gestire i crescente flusso di migranti in arriva. La premier Thanou ha dichiarato: “Vorremmo chiedere (agli altri Paesi, ndr) – ha affermato la prima ministra – di tenere in considerazione la responsabilità di controllare una linea costiera di 16mila chilometri alla frontiera europea” e di chiedersi “se una futura Europa di principi possa essere costruita alzando muri”. Secondo le stime ufficiali, sono più di 230mila i migranti e rifugiati arrivati sulle coste greche nel 2015. L’80% è composta da siriani in fuga dalla guerra. I morti in mare sono più di 2.700.
GERMANIA RIPRISTINA CONTROLLI FRONTIERA. La polizia tedesca avrebbe inviato 2.100 agenti in Baviera al confine con l’Austria, nell’ambito del ripristino temporaneo dei controlli sui confini deciso da Berlino in relazione alla crisi dei rifugiati. Lo ha riferito il giornale tedesco Bild. Il ripristino dei controlli sarebbe concentrato inizialmente sulla frontiera austriaca, si legge, dopo che il governo della Baviera ha chiesto al governo di aiutare a gestire il massiccio afflusso di rifugiati. Il ripristino dei controlli alle frontiere interne dell’Unione europea rappresenterebbe una violazione dell’accordo di Schengen. Berlino ha deciso anche di sospendere i collegamenti ferroviari dall’Austria. Lo ha fatto sapere una portavoce della compagnia austriaca OeBB.
BERLINO ATTACCA: FALLIMENTO PROTEZIONE FRONTIERE. Alla vigilia del Consiglio dei ministri dell’Interno di domani a Bruxelles, la Germania dice di essere al limite e sembra intenzionata a ripristinare controlli ai confini. Il ministro dei Trasporti tedesco, Alexander Dobrindt, ha accusato l’Unione europea di “totale fallimento nella protezione delle frontiere esterne europee”, chiedendo “mezzi efficaci per frenare i flussi”. Lo ha riferito Die Zeit. Dobrindt appartiene all’Unione cristiano-sociale Csu, alleato bavarese della Cdu della cancelliera Angela Merkel.
L’ESODO CONTINUA. Continua il flusso inarrestabile di rifugiati. Ieri, 4.330 profughi sono entrati in Ungheria dal confine con la Serbia, il numero più alto di arrivi in un giorno registrato sinora. Lo ha fatto sapere la polizia ungherese. In Serbia, invece, dal confine meridionale nei pressi della cittadina di Presevo, più di 3mila rifugiati sono entrati da ieri. Da qui proseguiranno il proprio viaggio verso il cuore dell’Europa. Intanto, da Praga arriva una bocciatura al sistema delle quote Ue. “Non credo sia possibile rivedere” la nostra posizione contraria alle quote obbligatorie per la redistribuzione dei rifugiati. Così ha dichiarato il premier delle Repubblica Ceca, Bohuslav Sobotka.
A ROSZKE IN UNGHERIA. I rifugiati, in maggioraza provenienti da Afghanistan, Siria e Iraq, sono entrati dalla cittadina di frontiera di Roszke, dove il governo si sta affrettando a chiudere l’unico passaggio aperto nella barriera di confine. Intanto nella stazione ferroviaria Keleti di Budapest migliaia di migranti attendono di potere salire su treni diretti alla frontiera con l’Austria, dove entreranno a piedi per poi proseguire il loro viaggio verso la Germania o atri Paesi.
IN VISTA DEL 15 SETTEMBRE. Ieri a Nickelsdorf, sulla parte austriaca del confine, sono stati registrati 6.600 arrivi. La polizia austriaca oggi prevede l’arrivo di altre migliaia di persone. I rifugiati vengono trasferiti su autobus o treni speciali, ma ieri anche un convoglio di 50 veicoli privati organizzato sui social network ha viaggiato trasportando 185 persone dall’Ungheria in Austria. Le autorità austriache intanto prevedono che il flusso di rifugiati diminuirà sulla rotta ungherese dal 15 settembre, quando nel Paese entreranno in vigore le nuove rigide leggi sull’immigrazione. In particolare, credono che i migranti cominceranno a passare attraverso Serbia, Croazia e Slovenia.
EMERGENZA IN SERBIA. Più di 3mila rifugiati sono entrati da ieri in Serbia, dal confine meridionale nei pressi della cittadina di Presevo, da cui poi proseguiranno il proprio viaggio verso il cuore dell’Europa. Lo ha riferito l’emittente televisiva pubblica Rts. A Presevo è stato installato un accampamento con tende per dare i primi aiuti ai migranti, dove ora si trovano 1.500 persone. Le autorità serbe si aspettano che oggi arriveranno altre migliaia di persone.
MANCA POCO AL MURO DI ORBAN. Negli ultimi giorni il flusso di profughi su questa rotta è aumentato, perché dal 15 settembre in Ungheria entreranno in vigore dure leggi che prevedono il carcere per chi attraversa illegalmente la frontiera. Secondo il direttore della ong Grupa 484, Vladimir Petronijevic, la barriera costruita al confine dall’Ungheria “rallenterà il movimento degli immigrati, che resteranno più tempo in Serbia”. Quest’anno sono stati 130mila i rifugiati e migranti che hanno attraversato la Serbia.
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