Bruxelles (Belgio), 11 set. (LaPresse/Reuters) – Se il vertice straordinario sull’immigrazione di lunedì 14 non porterà a un accordo sulla distribuzione dei rifugiati nell’Unione europea, il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, convocherà questo mese un summit straordinario dei leader europei. Secondo le previsioni sull’esito della riunione dei ministri di Giustizia e Interni di lunedì, sarà adottato il piano iniziale della Commissione europea per ricollocare 40mila richiedenti asilo, discutendo poi gli ulteriori 120mila, secondo quote diverse Paese per Paese. Proprio queste ultime sono il punto di ‘contenzioso’ che spacca i membri dell’Ue, volute da Paesi come la Germania e osteggiate soprattutto da quelli orientali.
La Commissione europea a maggio ha proposto un sistema di quote per ricollocare nel blocco 40mila rifugiati in fuga da guerra e povertà in Medioriente e Africa. Ma gli Stati membri hanno bloccato il piano, con i Paesi dell’Europa orientale particolarmente duri nel respingerlo. Mercoledì, nel discorso sullo Stato dell’Unione, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha quadruplicato la cifra: saranno 160mila secondo quote obbligatorie, da Italia, Grecia e Ungheria.
Tusk durante un messaggio televisivo oggi ha detto che i ministri nella sessione di lunedì dovrebbero fare un passo concreto e unito. “Dopo i contatti che ho avuto con gli Stati membri negli ultimi giorni, mi sento più speranzoso oggi sul fatto che siamo vicini a trovare una soluzione basata su consenso e solidarietà genuina“, ha affermato. “Senza una decisione simile, dovrò convocare un incontro di emergenza del Consiglio europeo ancora a settembre”, ha poi aggiunto.
Le questioni che si prospettano più difficili al vertice, ha affermato una fonte europea, sono le quote obbligatorie e la compensazione che i Paesi che rifiuteranno di aderire saranno obbligati a pagare. Prevista allo 0,002% del Pil, la compensazione comporterebbe cifre non alte, come ad esempio gli 1,5 milioni di euro per la Slovacchia. Alcuni Stati, però, continuano ad opporsi. Un’altra idea malvista, questa volta dagli aderenti, è che la Commissione redistribuisca ulteriormente le quote rimaste inevase a causa degli opt-out.
Fonte Reuters – Traduzione LaPresse
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