Il Cairo (Egitto), 29 ago. (LaPresse/EFE) -Il tribunale penale del Cairo ha condannato oggi a tre anni di carcere tre giornalisti di al-Jazeera, con l’accusa di diffondere notizie false, di essere legati ai Fratelli musulmani e di non avere permessi di lavoro per esecitare la professione in Egitto. Si tratta di Mohamed Fahmi, Baher Mohamed e dell’australiano Peter Greste, e tre anni sono stati imposti anche ad altri due imputati. All’udienza era presente anche Amal Clooney, avvocatessa impegnata nella difesa dei diritti umani e moglie dell’attore George Clooney, che nel processo difende Fahmi. Per i tre si tratta di un nuovo giudizio, dopo che all’inizio di quest’anno la Corte d’appello del Cairo aveva annullato le condanne a sette e 10 anni di carcere che erano state imposte ai tre e ad altri quattro imputati. Due degli imputati sono stati dichiarati innocenti dal tribunale, che ha insistito sul fatto che le persone a processo non siano giornalisti.

Il caso è noto anche come ‘cellula Marriot’, perché è da questo hotel del Cairo che i giornalisti trasmettevano per il canale in inglese della tv qatariota al-Jazeera. Dopo la lettura delle sentenze i condannati, che erano arrivati autonomamente in tribunale, sono stati arrestati dalle forze di sicurezza. Non però Peter Greste, che è stato rimpatriato in Australia dalle autorità egiziane a febbraio. Inoltre Fahmi, di nazionalità canadese, ha rinunciato al passaporto egiziano sperando che venga applicata una misura simile a quella del collega australiano. Contro la sentenza si può presentare ricorso presso il tribunale di Cassazione, cioè lo stesso che aveva anullato la precedente condanna a carico dei tre. Al-Jazeera ha definito il processo politicizzato, in un comunicato ha condannato la sentenza e ha assicurato che non c’è nessuna prova che i suoi giornalisti abbiano trasmesso notizie false.

Fonte Reuters – Traduzione LaPresse

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