Roma, 20 giu. (LaPresse) – Sono quasi 60 milioni, secondo l’Alto commissariato delle nazioni unite (Unhcr), le persone costrette a lasciare la propria casa. In tutto il mondo una persona ogni 122 è un rifugiato, uno sfollato interno o un richiedente asilo: se i 59,5 migranti forzati nel mondo componessero una nazione, sarebbe la ventiquattresima al mondo per numero di abitanti. La distribuzione globale è fortemente sbilanciata verso le nazioni meno ricche: secondo i dati dell’ultimo rapporto Unhcr, 9 rifugiati su 10, l’86% del totale, si trovavano nel 2014 in regioni e Paesi considerati economicamente meno sviluppati.

NUOVI ESODI FORZATI- Negli ultimi cinque anni sono scoppiati o si sono riattivati almeno 15 conflitti che hanno generato nuovi esodi forzati. Le migrazioni forzate su scala mondiale provocate da guerre, conflitti e persecuzioni hanno raggiunto i massimi livelli registrati sinora e i numeri sono in rapida accelerazione: nel solo 2014 ci sono stati 13.900.000 nuovi migranti forzati e il dato più allarmante è che più della metà sono bambini. Nel 2014 solamente 126.800 rifugiati hanno potuto fare ritorno nei loro Paesi d’origine, il numero più basso in 31 anni.

IL RAPPORTO- Il nuovo rapporto annuale dell’Unhcr Global Trends diffuso nei giorni scorsi documenta una forte escalation del numero di persone costrette a fuggire dalle loro case, con un incremento rispetto al 2013 mai registrato in un solo anno: a fine 2014 il dato dei migranti forzati è di 59,5 milioni rispetto ai 51,2 milioni di un anno prima e ai 37,5 milioni di dieci anni fa. Nel 2014 ogni giorno circa 42.500 persone sono diventate rifugiate, richiedenti asilo o sfollati interni: un dato allarmante che corrisponde a un aumento di quattro volte in soli quattro anni. L’accelerazione mondiale è iniziata nei primi mesi del 2011 con lo scoppio della guerra in Siria, diventata la principale causa di migrazione forzata a livello mondiale.

AUMENTO RIFUGIATI IN TUTTI CONTINENTI – L’incremento ha interessato tutti i continenti: +51% in Europa, +19% in Medioriente e Nord Africa, +17% nell’Africa sub-sahariana, +31% in Asia e +12% nelle Americhe. In Europa i Paesi che hanno ricevuto il maggior numero di domande di asilo sono la Germania e la Svezia e il numero di migranti forzati ha raggiunto quota 6,7 milioni, rispetto ai 4,4 milioni alla fine del 2013, con percentuali più elevate registrate tra i siriani presenti in Turchia e gli ucraini nella Federazione russa. A livello globale la Siria è il Paese da cui ha origine il maggior numero sia di sfollati interni (7,6 milioni) che di rifugiati (3.880.000 alla fine del 2014). L’Afghanistan (2.590.000) e la Somalia (1,1 milioni) si classificano al secondo e al terzo posto.

I CONFLITTI IN AFRICA HANNO GENERATO SFOLLATI INTERNI- Anche se spesso trascurati dall’attenzione dei media, i numerosi conflitti in Africa sub-sahariana che hanno coinvolto la Repubblica Centrafricana, il Sud Sudan, la Somalia, la Nigeria, la Repubblica Democratica del Congo hanno causato 3,7 milioni di rifugiati e 11,4 milioni di sfollati interni, 4,5 milioni dei quali nuovi sfollati nel 2014 (l’incremento complessivo del 17% è calcolato escludendo la Nigeria in quanto nel corso del 2014 è cambiata la metodologia per il conteggio degli sfollati interni). L’Etiopia ha sostituito il Kenya come più grande Paese di accoglienza di rifugiati in Africa, classificandosi il quinto a livello mondiale.

NOVE MILIONI DI RIFUGIATI SOLO IN ASIA- In Asia 9 milioni di persone sono rifugiati: Iran e Pakistan continuano a essere due tra i primi quattro Paesi che accolgono rifugiati a livello mondiale, mentre l’Afghanistan, in precedenza il principale ‘produttore’ al mondo di rifugiati, ha ceduto il triste primato alla Siria.

LA “SFOLLATA” COLOMBIA – Anche nelle Americhe si è assistito a un incremento: la Colombia continua ad avere una delle più grandi popolazioni di sfollati interni del mondo, stimata in circa 6 milioni di persone, con 137.000 nuovi sfollati interni colombiani durante l’anno. L’aumento del numero di persone in fuga dalla violenza delle bande o da altre forme di persecuzione in America centrale ha anche provocato un incremento di 36.800 unità, pari al 44%, nelle domande d’asilo presentate negli Stati Uniti rispetto al 2013.

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