Dal nostro inviato Fabio De Ponte

Bruxelles (Belgio), 20 mar. (LaPresse) – Ucraina, Libia, immigrazione e terrorismo. Sono i temi che hanno dominato il Consiglio europeo di Bruxelles. L’ultimo non era ufficialmente all’ordine del giorno ma è stato drammaticamente riportato all’attenzione dall’attentato di Tunisi alla vigilia del vertice. L’Alto rappresentante della politica estera Ue, Federica Mogherini, aveva scandito: “Sicuramente è un attacco anche all’Europa e l’Europa deve rispondere. Farò una relazione al Consiglio e decideremo la nostra reazione”. A fine vertice però è arrivata solo una generica dichiarazione di “condanna” per lo “spaventoso” attacco terroristico e un impegno a intensificare la cooperazione col Paese, impiegando i fondi già stanziati, complessivamente 250 milioni di euro per il biennio 2014-2015.

Decisamente più sostanzioso è stato il risultato sulle sanzioni alla Russia per la vicenda ucraina. Il Consiglio Ue ha deciso di prorogare automaticamente queste sanzioni, finché Mosca non darà applicazione agli accordi di Minsk. “La durata delle misure restrittive contro la Federzione russa – si legge nel documento – adottate il 31 luglio 2014 e rafforzate l’8 settembre 2014, devono essere chiaramente collegate alla completa implementazione degli accordi di Minsk, tenendo presente che questo è previsto entro il 31 dicembre 2015”. Una attenzione, quella verso est, non bilanciata da una altrettanto forte sensibilità verso sud, ha lamentato il premier italiano Matteo Renzi, che ieri sera a cena si è rivolto ai colleghi con queste parole: “Se continuate a parlare solo di Russia e Ucraina e non di Mediterraneo finirà che dipingerete un’Europa strabica. Dovete considerare centrale il Mediterraneo. E’ il cuore dell’Europa, non la periferia”.

Anche grazie alle pressioni italiane, il documento conclusivo contiene un passaggio dedicato agli sbarchi: “Il bisogno di gestire l’immigrazione riguarda l’Unione europea intera”, si legge nel testo, che “deplora la continua perdita di vite di migranti in mare, aumentata fortemente da contrabbandieri organizzati e trafficanti” e parla di un rafforzamento di Triton, pur senza definire nuove risorse o decisioni.

Anche alla Libia è dedicato un passaggio importante: “La crisi in Libia è una seria sfida alla pace e alla sicurezza internazionale e richiede la piena attenzione dell’Ue”. Il Consiglio fa appello alle parti perché formino un governo di unità nazionale. “Non appena un accordo per la formazione di un governo di unità nazionale sarà raggiunto – si legge nel testo – l’Unione sarà pronta” a sostenerlo “facendo pieno uso di tutti i propri strumenti”.

Sulla parte economica, l’unico passaggio di rilievo nel testo finale riguarda la consapevolezza che il nuovo accordo commerciale con gli Stati Uniti, il Ttip, è ben lontano dal raccogliere il sostegno degli europei: di qui l’impegno, oltre che a chiuderlo il prima possibile, a “incrementare gli sforzi per comunicare i benefici dell’accordo e rafforzare il dialogo con la società civile”. Un corposo dossier energia ha tenuto poi impegnati i leader, che si stanno cimentando nella difficile impresa di realizzare un mercato interno uniforme e di ridurre la dipendenza dalle fonti esterne. Ma la strada su questo fronte è ancora molto lunga.

Fuori sacco invece tutta la questione greca: il premier Alexis Tsipras ha chiesto e ottenuto un vertice informale a margine del Consiglio Ue. Un incontro di oltre tre ore, iniziato ieri sera al termine dei lavori ufficiali della prima giornata, che ha sottratto ai leader ore di sonno – protagonisti come al solito la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Francois Hollande – senza realmente aggiungere nulla all’accordo già raggiunto il 20 febbraio scorso all’Eurogruppo, ma che tuttavia è stato utile per accorciare un po’ le distanze e attenuare i toni.

Tsipras ha ribadito che l’Ue può sindacare sui numeri ma non sul merito delle riforme – ad Atene solo missioni di accertamento, a Bruxelles invece i colloqui – e in cambio si è impegnato a presentare a giorni un elenco di queste riforme che entri in maggior dettaglio rispetto a quanto si era definito in precedenza. Tutti soddisfatti. Anche chi, rimasto escluso dall’incontro, non ne approvava il metodo. In fondo, hanno spiegato diversi capi di governo, non è cambiato nulla.

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