Di Chiara Battaglia

Tunisi (Tunisia), 21 dic. (LaPresse) – La Tunisia ha scelto. I risultati del ballottaggio delle elezioni presidenziali che si sono tenute oggi non ci sono ancora, ma tutti gli exit poll danno in testa il leader di Nidaa Tounes, Beji Caid Essebsi, che si avvia dunque a essere il primo presidente democraticamente eletto della Tunisia. Il suo staff ha dichiarato la vittoria subito dopo la chiusura dei seggi ma lo sfidante, il presidente uscente Moncef Marzouki, invita alla prudenza parlando di un testa a testa e denuncia irregolarità. “Il futuro comincia oggi”, ha detto Essebsi in un discorso della vittoria dal tono conciliante rivolto a Marzouki: “L’importante è quello che facciamo oggi e domani per la Tunisia e tutti i suoi figli. Dobbiamo lavorare mano nella mano”. A quattro anni dalla Rivoluzione dei gelsomini, che cominciò il 17 dicembre del 2010 con l’autoimmolazione del venditore ambulante Mohamed Bouazizi a Sidi Bou Zid e portò alla cacciata di Ben Ali dopo 23 anni al potere, la Tunisia mette così un nuovo tassello al mosaico del percorso di transizione democratica. Secondo i dati ufficiali, in madrepatria è andato a votare il 59,04% degli elettori che si erano registrati, mentre per i tunisini residenti all’estero l’affluenza è stata del 27,14% (in Italia del 10,07%).

OPERAZIONI DI VOTO SENZA INCIDENTI. L’esordio della giornata elettorale era stato carico di tensione visto che nella notte è avvenuto un attacco vicino a un seggio di Haffouz, nel governatorato di Kairouan: un uomo armato ha ferito a colpi d’arma da fuoco un soldato ed è stato poi a sua volta ucciso; inoltre altri tre uomini armati sono stati arrestati. Ad aggiungere tensione la rivelazione, fatta da una fonte del ministero dell’Interno alla radio locale Mosaïque FM, che ieri sera è stato sventato un piano di attentato contro il candidato Béji Caid Essebsi e che alcune unità di sicurezza erano state mobilitate a protezione della sua residenza. Ma le operazioni di voto si sono svolte poi in sicurezza, grazie anche ai circa 100mila agenti di polizia e soldati dispiegati. Per ragioni di sicurezza è stata però disposta la chiusura anticipata di 18 seggi nella regione del Kef, dove il voto si è tenuto dalle 10 alle 15 anziché dalle 8 alle 18 come nel resto del Paese.

ESSEBSI VERSO LA PRESIDENZA, MARZOUKI CHIEDE PRUDENZA. L’esito ufficiale dovrebbe arrivare nelle prossime 48 ore. Intanto sono stati diffusi gli exit poll di tre istituti, che concordanno tutti nel dare Essebsi in testa ben oltre il 50%. In particolare, secondo Sigma Conseil Essebsi ha il 55,5% dei voti e Marzouki il 44,5%. Nelle due precedenti elezioni, quelle legislative del 26 ottobre e il primo turno delle presidenziali del 23 novembre, Sigma Conseil ha fornito dati affidabili. Sarebbe invece più ridotto lo scarto per gli altri due istituti: secondo 3C études Essebsi è al 53,8% e Marzouki al 46,2%, mentre l’istituto Emrhod dà Essebsi al 52,8% e Marzouki al 47,2%. Subito dopo la chiusura dei seggi il portavoce di Essebsi, Mohsen Marzouk, ha annunciato la vittoria dello stesso leader di Nidaa Tounes: “Questa vittoria la accettiamo con umiltà perché davanti a noi c’è un grande lavoro per lo sviluppo della Tunisia”, ha detto secondo quanto riporta la stampa locale. Il capo della campagna elettorale di Marzouki dal canto suo, Adnène Manser, ha contestato tale rivendicazione di vittoria, parlando di un testa a testa e sottolineando che gli exit poll non possono essere considerati risultati delle presidenziali. Inoltre il presidente uscente della Tunisia, sulla sua pagina Facebook, ha denunciato irregolarità che sarebbero avvenute nei seggi e invita l’Isie a intervenire. In particolare ha fatto riferimento a episodi di propaganda all’interno dei seggi, in cui sarebbe stata fatta campagna contro un candidato per dissuadere gli elettori dal votare per lui; lo staff di Marzouki denuncia inoltre tentativi di corruzione degli elettori.

CHI SONO ESSEBSI E MARZOUKI. Votando per Essebsi la Tunisia ha scelto la stabilità rassicurante di un veterano della politica, 88enne, che in passato ha guidato diversi ministeri sotto la presidenza del padre della patria Habib Bourguiba (del quale si dichiara seguace) e ha anche ricoperto incarichi politici sotto Ben Ali. Di questo radicamento nel passato è stato accusato dallo sfidante Marzouki, 69 anni, che ha pagato forse il prezzo di avere incentrato la sua campagna elettorale sulle accuse a Essebsi, indicato come pericolo di ritorno al vecchio regime e troppo anziano per tenere viva la voce alla rivoluzione fatta dai giovani. Il leader di Nidaa Tounes dal canto suo, collocandosi nel solco della tradizione bourguibista, ha evocato valori come la promozione dell’istruzione e l’avanzamento della classe media, dipingendo i tre anni di presidenza Marzouki come un disastro e accusando il presidente uscente di avere aperto la strada agli attacchi terroristici nel Paese.

GENTILONI: MAGGIORANZA HA VOTATO, RISULTATO STRAORDINARIO. “La maggioranza dei tunisini ha votato oggi alle Presidenziali. Risultato straordinario nella culla delle primavere arabe”, ha commentato il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. Secondo l’Isie, cioè l’ente indipendente che si è occupato di organizzare le elezioni, l’affluenza è stata del 59,04% in Tunisia e del 27,14% all’estero. Nelle circoscrizioni estere il voto si è tenuto però dal 19 al 21 dicembre, mentre in madrepatria si è votato solo oggi. Le operazioni di voto fra l’altro non sono del tutto concluse: considerando il fuso orario, infatti, gli ultimi seggi chiuderanno a San Francisco alle 2 di notte ora italiana.

I TIMORI DEL RITORNO A UN SOLO PARTITO. Già prima del voto molti avevano sollevato il timore che, in caso di vittoria di Essebsi alle presidenziali, Nidaa Tounes avrebbe cotrollato tutte le leve del potere, cioè governo e presidenza. Timore che andrà adesso affrontato.

TERZA VOLTA ALLE URNE IN DUE MESI. Per i tunisini si è trattato della terza volta alle urne in due mesi. Il 26 ottobre erano andati alle urne per eleggere il Parlamento, il primo dopo la caduta di Ben Ali: nelle elezioni del 2011, infatti, non era stato eletto un Parlamento ma l’Assemblea costituente, che ha varato a gennaio del 2014 la nuova Costituzione. Poi il 23 novembre il Paese è tornato al voto per il primo turno delle presidenziali: allora i candidati erano 27, ma nessuno aveva ottenuto la maggioranza necessaria a evitare il ballottaggio, che si è tenuto appunto oggi con la sfida Essebsi-Marzouki.

ADESSO NIDAA TOUNES DOVRA’ FORMARE NUOVO GOVERNO. L’appoggio dei partiti a Essebsi o Marzouki si è intrecciato con il dibattito ancora in corso per la formazione del nuovo governo, che è in programma dopo le presidenziali. Il compito di formare il governo spetterà a Nidaa Tounes dal momento che è risultato primo partito alle legislative, ma sulle alleanze non c’è ancora chiarezza: prima del voto Essebsi aveva sempre scartato l’ipotesi di una coalizione con gli islamisti di Ennahda, ma dal momento che Ennahda si è affermato come secondo partito l’opzione non è esclusa. Alle presidenziali Ennahda non ha presentato un suo candidato e non ha appoggiato nessuno, lasciando libertà di scelta al suo elettorato. Tuttavia molti suoi sostenitori hanno appoggiato Marzouki, soprattutto per il timore di un ritorno al passato, quando gli islamisti venivano spesso imprigionati. Tra l’altro il partito di Marzouki, il Cpr, è stato al governo dopo la rivoluzione con la cosiddetta Troika, composta da Ennahda, Cpr ed Ettakatol. Un’alternativa sarebbe un governo guidato dal partito vincitore Nidaa Tounes, ma in alleanza con partiti più piccoli: per esempio terzo partito è risultato l’Upl di Slim Riahi, soprannominato il Berlusconi tunisino, e quarto il Fronte popolare di Hammami.

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