Roma, 2 ott. (LaPresse) – Oltre 51 milioni di persone nel mondo sono in fuga da guerre e fame, vittime di violenze e del più alto livello di disparità economica e sociale dell’ultimo decennio. È l’allarme lanciato da Oxfam che, a un anno dall’anniversario della tragedia che lo scorso 3 ottobre costò la vita a 366 migranti a 500 metri dall’ingresso del porto di Lampedusa, accende i riflettori sulla necessità di rivedere il sistema di accoglienza di profughi e migranti in Italia e in Europa, cominciando a garantire visti per motivi umanitari. Domani Oxfam Italia sarà a Lampedusa per sottolineare la necessità di concepire un modello di accoglienza che superi i grandi Cara, i centri di accoglienza per richiedenti asilo, sostituendoli con una rete diffusa di piccole e piccolissime strutture di accoglienza, che abbiamo un minor impatto sulla comunità ospitante e che garantiscano un miglior percorso di integrazione. Da inizio 2014 l’associazione ha raggiunto quasi mezzo milione di rifugiati siriani in Giordania e in Libano fornendo loro acqua potabile e beni di prima necessità.

“Non è possibile – sottolinea Alessandro Bechini responsabile programmi domestici di Oxfam Italia – affrontare questo gigantesco flusso migratorio con gli strumenti usati sino a oggi e con un approccio che sembra a volte schizofrenico. Serve quanto prima uno sforzo europeo per garantire visti per motivi umanitari o altri meccanismi di ingresso per quanti fuggono da guerre e fame, altrimenti ci saranno ancora solo lacrime e commemorazioni. Oxfam è favorevole a un’operazione che crei un canale sicuro nel quale profughi e migranti siano messi in grado di poter sfuggire alla morte in mare, dato che solo dall’inizio dell’anno si sono contate 3.045 vittime durante i viaggi della speranza attraverso il Mediterraneo, secondo i dati forniti dall’Oim (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni). Apprezziamo l’incredibile lavoro svolto dall’Italia con il programma Mare Nostrum per salvare il maggior numero possibile di migranti arrivati dalle coste del nord Africa. Tuttavia i limiti e le responsabilità dell’Europa sono evidenti e la prospettata operazione Frontex Plus non lascia sperare in una svolta, che vada oltre l’approccio puramente emergenziale”.

Una situazione complessiva di difficile gestione che, secondo Oxfam, è correlata all’insufficienza degli investimenti da parte dei governi europei in interventi di cooperazione allo sviluppo nei Paesi di provenienza dei migranti, come Siria, Eritrea, Somalia, Mali e Nigeria. Gli investimenti, sottolinea ancora Oxfam, restano ben al di sotto degli impegni pubblicamente presi nei summit internazionali e che raramente vengono rispettati. Ad esempio, ricorda l’associazione, l’Italia è ferma allo 0,14% del Pil negli investimenti in cooperazione, rispetto all’obiettivo assunto che dovrebbe portare il governo a destinare lo 0,7%.

“Se prendiamo ad esempio la risposta internazionale all’immane crisi siriana, che sta producendo un numero di rifugiati già oltre i tre milioni – prosegue Bechini – essa risulta fallimentare su tre fronti: aiuti insufficienti, scarse offerte per una nuova sistemazione dei rifugiati, continui trasferimenti di armi. Per questo Oxfam ha chiesto con urgenza all’Onu di imporre un embargo sulle armi a tutte le parti belligeranti, e ai governi dei Paesi più ricchi di contribuire con una giusta quota di aiuti, offrendo accoglienza al numero crescente di siriani in fuga dalla violenza”.

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