Mosca (Russia), 4 mar. (LaPresse/AP) – “E’ chiaro che la Russia lavora duramente per creare un pretesto per poter invadere ulteriormente”. Lo ha detto il segretario di Stato Usa John Kerry nel corso della conferenza stampa che ha tenuto a Kiev, dove è arrivato oggi. Kerry ha reso omaggio ai manifestanti antigovernativi morti nelle proteste delle scorse settimane, e ha ribadito che gli Usa condannano l’aggressione da parte della Federazione Russa. Anche Obama è tornato a parlare dell”Ucraina, affermano che molti nel mondo sono convinti che la Russia stia violando il diritto internazionale. In serata Mosca ha effettuato con successo un test di lancio di un missile balistico intercontinentale dalla regione meridionale di Astrakhan, vicino al mar Caspio. Funzionari degli Stati Uniti hanno detto alla Cnn che il lancio del missile era stato pianificato prima dell’attuale crisi in Ucraina.

Mentre in Ucraina la situazione resta tesa e le potenze occidentali sono al lavoro per scegliere la posizione da seguire nei confronti di Mosca, oggi il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato alle truppe impegnate nelle esercitazioni nell’ovest della Russia, al confine con l’Ucraina, di rientrare nelle proprie basi. E in mattinata ha parlato in pubblico per la prima volta dopo la fuga di Viktor Yanukovych da Kiev: “la Russia non vuole annettere la Crimea” ma “si riserva il diritto di usare ogni mezzo per proteggere i russi in Ucraina”, ha detto. Poi, pur ribadendo che Yanukovych resta “l’unico presidente legittimo dell’Ucraina”, lo ha scaricato dicendo che “non ha futuro politico”. Intanto gli Stati Uniti hanno annunciato di avere sospeso ogni impegno di collaborazione militare con la Russia e di avere fermato i colloqui per il rafforzamento delle relazioni commerciali. Il segretario di Stato Usa John Kerry è arrivato a Kiev, mentre il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha incontrato a Madrid l’Alto rappresentante della politica estera dell’Ue, Catherine Ashton.

RUSSIA TESTA MISSILE. Secondo alcune notizie la Russia ha effettuato con successo un test di lancio di un missile balistico intercontinentale dalla regione meridionale di Astrakhan, vicino al mar Caspio. Lo riferisce la Bbc. Il missile Topol ha colpito l’obbiettivo designato, un campo affittato dalla Russia in Kazakistan. Due funzionari degli Stati Uniti hanno poi detto alla Cnn che il lancio del missile era stato pianificato prima dell’attuale crisi in Ucraina. Le fonti hanno spiegato che secondo una procedura di notifica standard, in base al trattato Start, la Russia ha informato gli Stati Uniti a proposito del lancio del missile prima della crisi ucraina. Caitlin Hayden, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale, ha descritto il test russo come “routine”.

KERRY: RUSSIA CERCA PRETESTO PER INVASIONE. “E’ chiaro che la Russia lavora duramente per creare un pretesto per poter invadere ulteriormente”. Lo ha detto il segretario di Stato Usa John Kerry nel corso della conferenza stampa che ha tenuto a Kiev. “Non è appropriato invadere un Paese, e comandare quello che stai cercando di ottenere alla fine di una canna di un fucile. Questo non è un comportamento di un Paese del G8, non è il comportamento del 21esimo secolo”. In precedenza Kerry ha camminato nelle strade di Kiev dove più di 80 manifestanti antigovernativi sono stati uccisi lo scorso mese, e ha promesso che l’aiuto degli Stati Uniti arriverà. A Kiev Kerry ha incontrato il primo ministro, il ministro degli Esteri e altri membri del Parlamento. Parlando dopo con i giornalisti, Kerry ha chiesto al presidente russo Vladimir Putin di ritirarsi e ha detto che gli Stati Uniti stanno cercando modi di ridimensionare le crescenti tensioni. Kerry ha fatto distinzioni tra il governo ucraino e quello di Putin. “Il contrasto non potrebbe essere più chiaro: ucraini determinati che dimostrano forza attraverso l’unità, e il governo russo che non ha più scuse, che si nasconde dietro falsità, intimidazioni e provocazioni. Nei cuori degli ucraini e agli occhi del mondo, non c’è nulla di forte in quello che la Russia sta facendo”. Kerry ha aggiunto che le sanzioni contro la Russia sono “non qualcosa che stiamo cercando di fare, sono qualcosa che Mosca ci sta spingendo a fare”. All’inizio della sua visita Kerry si è diretto in strada Institutska. Ha deposto un bouquet di rose rosse per ricordare i manifestanti uccisi nelle rivolte di febbraio.

OBAMA: MOSCA VIOLA DIRITTO INTERNAZIONALE. C’è una forte convinzione nel mondo che le azioni della Russia stiano violando il diritto internazionale e che non dovrebbe essere utilizzata la forza per esercitare influenza in Ucraina. Lo ha detto il presidente degli Stati Uniti Barack Obama durante una conferenza stampa a Washington. C’è spazio perchè l’Ucrania sia amica sia dell’occidente che della Russia, ha detto Obama. Il presidente Usa ha aggiunto che l’invasione da parte della Russia dell’Ucraina potrebbe portare i Paesi ad allontanarsi da Mosca, invece che avvicinarsi.

PUTIN ORDINA RITIRO TRUPPE DA ESERCITAZIONI. Le esercitazioni militari della Russia erano state annunciate mercoledì, quando Putin aveva ordinato un test immediato di prontezza al combattimento delle truppe. Allora il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, aveva detto che si trattava di una decisione che nulla aveva a che fare con gli sviluppi a Kiev. Ma la portata delle manovre, che hanno coinvolto la maggior parte dell’unità dell’esercito nell’ovest del Paese e quindi anche vicino al confine ucraino, aveva alimentato i timori che il Cremlino avrebbe utilizzato le truppe per prendere il controllo delle zone a maggioranza russofona dell’est dell’Ucraina. A riferire oggi del ritiro delle truppe è stata l’agenzia di stampa russa Interfax, citando il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. Le manovre coinvolgevano 150mila soldati, centinaia di carri armati e decine di velivoli dell’aviazione, ma la loro conclusione era prevista in ogni caso, dunque non è chiaro se da parte di Putin l’annuncio intendesse essere un tentativo di mostrare che ascolta gli inviti dei Paesi occidentali a far calare la tensione in Ucraina.

IN CRIMEA 16MILA SOLDATI RUSSI, TENSIONI A BELBEK. La situazione sul campo resta molto complessa. Nella penisola di Crimea, regione a maggioranza russofona e filorussa nel sud dell’Ucraina, nel fine settimana Mosca ha inviato 16mila suoi soldati. Inizialmente Washington stimava che i militari russi mandati sul posto fossero seimila, ma a fornire il nuovo bilancio è stata la missione dell’Ucraina all’Onu. Tensioni si sono registrate stamattina nei pressi della base aerea di Belbek: circa 300 soldati ucraini che prima gestivano la base, non armati, hanno marciato in direzione di Belbek richiedendo indietro il loro lavoro, ma i soldati russi che ne hanno preso il controllo hanno sparato in aria dei colpi di avvertimento, intimando agli ucraini di non avvicinarsi e minacciando che in caso contrario spareranno contro di loro.

IL PRESUNTO ULTIMATUM È SCADUTO SENZA SCONTRI. Intanto la notizia di un ultimatum dalla Russia alle forze ucraine, data ieri e poi subito dopo negata, sembra essere stata smentita dai fatti. Il presunto ultimatum è infatti scaduto ma in Crimea non si registrano combattimenti. Le due navi da guerra ucraine alle quali si diceva che Mosca avesse chiesto di arrendersi si trovano ancorate al porto di Sebastopoli; la notizia dell’ultimatum alle navi era stata smentita ieri sera dal portavoce del ministero della Difesa russo, Vladimir Anikin.

In Crimea i militari russi controllano tutte le postazioni di confine, come anche diverse strutture militari e il terminal di traghetti della città di Kerch, che si trova ad appena 20 chilometri dalla Russia. L’Ucraina accusa la Russia di avere compiuto un’invasione militare. Mosca, che non riconosce l’autorità della nuova leadership ucraina, afferma la legittimità del proprio intervento sostenendo che sia a difesa della maggioranza russofona che vive nella regione. La zona est e quella sud dell’Ucraina sono a maggioranza russa e, da quando il presidente ucraino deposto Viktor Yanukovych è fuggito da Kiev, si teme che possa verificarsi una secessione delle due aree.

USA SOSPENDONO COLLABORAZIONE MILITARE E COMMERCIALE. Quanto alle reazioni internazionali, gli Stati Uniti hanno “sospeso” ogni impegno di collaborazione militare con l’esercito della Russia in conseguenza del comportamento di Mosca in Ucraina. Ad annunciarlo è stato un portavoce del dipartimento Usa della Difesa, il retroammiraglio della marina John Kirby, spiegando che lo stop riguarda anche esercitazioni, incontri bilaterali, visite dei porti e conferenze in programma. Il Pentagono, ha aggiunto il portavoce, apprezza i rapporti sviluppati con l’esercito russo negli ultimi anni, ma ribadisce l’invito degli Usa affinché le forze russe in Crimea tornino alle loro basi. Gli Usa hanno inoltre fatto sapere che non proseguiranno con gli incontri mirati a rafforzare i rapporti commerciali con la Russia.

Nella notte il presidente Usa Barack Obama ha avuto una riunione di due ore con il Consiglio di sicurezza nazionale, oltre che con Kerry e con il segretario alla Difesa Chuck Hagel, per discutere di quali passi Washington possa intraprendere con i partner internazionali per isolare ulteriormente Mosca e convincerla a far calare la tensione.

LE POSIZIONE DI UE E RUSSIA. Da Bruxelles, intanto, ieri i ministri degli Esteri dell’Ue hanno fissato una scadenza per Vladimir Putin affinché entro giovedì ritiri le sue truppe altrimenti, dicono, affronterà il ritiro della liberalizzazione dei visti e lo stop dei negoziati per la cooperazione economica. E per giovedì è stato convocato anche un Consiglio europeo straordinario proprio sull’Ucraina. In particolare i Paesi occidentali vogliono fare leva sul duro colpo che costituirebbero per Mosca delle sanzioni sulle esportazioni in Ue di gas naturale, uranio e industrie del carbone. Sempre ieri Barack Obama ha definito l’intervento russo in Crimea una violazione del diritto internazionale e ha invitato il Congresso Usa ad approvare un pacchetto di aiuti per il nuovo governo ucraino, ribadendo le minacce secondo cui Washington potrebbe prendere provvedimenti per fiaccare l’economia russa e isolare diplomaticamente Putin. Dal canto suo il ministro degli Esteri della Russia, Sergej Lavrov, intervenendo ieri al Consiglio Onu per i diritti umani a Ginevra ha detto che l’Ucraina dovrebbe tornare all’accordo raggiunto lo scorso 21 febbraio. Il dipartimento di Stato Usa, tramite la sua portavoce Jen Psaki ha fatto sapere che ritiene che l’intesa del 21 febbraio possa costituire la “base” per una risoluzione politica della crisi, ma non nella sua forma attuale dal momento che da quando è stata firmata sono cambiate molte cose.

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