Kiev (Ucraina), 20 feb. (LaPresse/AP) – Pesante bilancio di vittime negli scontri a Kiev, in Ucraina, dove tre mesi fa sono iniziate proteste contro il presidente Viktor Yanukovych. Iniziate pacificamente, le manifestazioni sono scaturite in gravi violenze. Segue una cronologia dei fatti principali.

21 novembre 2013: il governo del presidente Yanukovych annuncia che rinuncia a un accordo per rafforzare i legami con l’Unione europea, a favore di uno con la Russia. I dimostranti scendono in strada.

30 novembre: la polizia attacca brutalmente un gruppo di manifestanti, arrestandone 35. Le immagini delle persone coperte di sangue dopo i colpi dei manganelli si diffondono e galvanizzano il sostegno pubblico ai dimostranti.

1 dicembre: una manifestazione richiama 300mila persone a Kiev, la più grande nel Paese dalla Rivoluzione arancione del 2004. Gli attivisti prendono il controllo del municipio.

17 dicembre: il presidente russo Vladimir Putin annuncia che Mosca comprerà bond del governo ucraino per un valore di 15 miliardi di dollari e taglierà il costo del gas naturale comprato da Kiev. Putin e Yanukovych affermano che non ci siano condizioni correlate.

22 gennaio 2014: due dimostranti muoiono sotto i colpi di munizioni vere, un terzo perde la vita cadendo dall’alto durante un confronto tra dimostranti e polizia. Sono le prime vittime delle proteste.

28 gennaio: Il premier Mykola Azarov si dimette e il Parlamento respinge le leggi anti-proteste che una settimana prima hanno scatenato violenze. Entrambe sono concessioni all’opposizione, destinate a disinnescare la tensione.

31 gennaio: l’attivista di opposizione Dmytro Bulatov, scomparso il 22 gennaio, viene ritrovato ferito e con parte di un orecchio asportata. Accusa un gruppo filo-russo di essere responsabile di rapimento e tortura, facendo crescere il timore nell’opposizione che unità non ufficiali siano state incaricate di intimidire i manifestanti.

16 febbraio: gli attivisti mettono fine all’occupazione del municipio, in cambio del rilascio di tutti i 234 dimostranti detenuti. Lo scambio è visto come un segno di progresso verso una soluzione pacifica della crisi.

18 febbraio: nuovi violenti scontri nelle strade di Kiev portano alla morte di 26 persone, tra cui 10 dìpoliziotti, e al ferimento di centinaia di altre. La violenza inizia quando i manifestanti attaccano la polizia e appiccano incendi fuori dal Parlamento, mentre questo è in stallo sulla riforma costituzionale per limitare i poteri del presidente. Il giorno prima la Russia aveva offerto di riprendere i pagamenti secondo l’accordo di prestiti, quindi l’opposizione sospetta che Yanukovych si sia accordato con Mosca sul mantenere il pugno duro nei confronti delle proteste. La polizia antisommossa reagisce alle violenze tentando di spingere i dimostranti fuori da piazza Indipendenza.

20 febbraio: ore dopo l’annuncio di una tregua da parte del presidente, nuovi violenti scontri esplodono nuovamente. Il bilancio è di decine di persone morte.

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