Kiev (Ucraina), 19 feb. (LaPresse/AP) – Il presidente dell’Ucraina Viktor Yanukovych, e l’opposizione hanno raggiunto un accordo per una tregua. L’annuncio è stato dato in serata dopo che si è tenuto un incontro tra il presidente, vertici del governo e i leader dell’opposizione Arseniy Yatsenyuk, Vitali Klitschko e Oleh Tiahnybok. A darne notizia è stata una nota della presidenza , che ha annunciato l’inizio di negoziati destinati a mettere fine allo spargimento di sangue e a stabilizzare la situazione. Intanto, anche oggi Kiev è stata in fiamme per gli scontri tra polizia e manifestanti antigovernativi. L’ultimo bilancio, fornito dal ministero della Salute dell’Ucraina, è di 26 morti e 241 feriti tra martedì e mercoledì. Nella notte scorsa, intorno alle 3 ora italiana, la polizia ha lanciato un nuovo attacco a piazza Indipendenza, epicentro delle proteste nota anche come il Maidan, dove già ieri sera gli agenti avevano fatto irruzione con cannoni ad acqua per sgomberare l’accampamento dei dimostranti. Poi, dopo qualche ora di calma, nel primo pomeriggio sono ripresi gli scontri nei pressi del Maidan e i Servizi di sicurezza hanno annunciato l’avvio di un’operazione “antiterrorismo” su tutto il territorio nazionale volta a ripristinare l’ordine. Il ministero della Difesa ha fatto sapere che potrebbe intervenire l’esercito.

Dal presidente Viktor Yanukovych non sono arrivati nella giornata toni conciliatori: in una nota diffusa nella notte ha attribuito ai leader dell’opposizione la responsabilità delle violenze, affermando che “hanno superato ogni limite chiamando le persone alle armi” e chiedendo loro di prendere le distanze dai radicali. Fallito il tentativo di mediazione di ieri di Vitali Klitschko: l’ex pugile ha incontrato Yanukovych intorno a mezzanotte, ma a poi fatto sapere che la presidenza resta ferma nelle sue posizioni.

Intanto la comunità internazionale si mobilita. L’Unione europea ha indetto per domani un meeting straordinario dei ministri degli Esteri per discutere delle violenze in Ucraina e probabilmente varare delle sanzioni contro Kiev. A favore delle sanzioni si sono espressi oggi sia il presidente francese François Hollande, sia i rappresentanti di Germania e Polonia. E lo stesso ha fatto il segretario di Stato Usa, John Kerry, che a Parigi ha annunciato: “Stiamo parlando della possibilità di sanzioni o altri passi, per creare un’atmosfera di compromesso”, dicendo che gli Stati Uniti valutano la possibilità di imporre sanzioni nel tentativo di mettere fine alle violenze in corso.

I PEGGIORI SCONTRI DELL’UCRAINA POST URSS. Quelli di ieri sono i primi scontri che portano a vittime nel Paese dal 22 gennaio, quando morirono tre manifestanti, due dei quali raggiunti da proiettili veri. Si tratta delle violenze peggiori in Ucraina non solo dall’inizio della crisi, ma anche in tutta la storia post sovietica. Tra le vittime ci sono sia manifestanti che poliziotti.

L’INIZIO DEGLI SCONTRI DI IERI. Le violenze erano cominciate ieri mattina, quando i manifestanti hanno marciato in direzione del Parlamento per protestare contro la decisione dei deputati di rinviare la discussione in aula sulle riforme costituzionali che dovrebbero limitare i poteri presidenziali. La polizia è intervenuta per fermare la marcia. I dimostranti hanno lanciato sassi contro gli agenti e hanno dato fuoco a diversi furgoni che bloccavano il loro percorso; in risposta la polizia in tenuta antisommossa ha usato granate stordenti e lacrimogeni, sparando quelle che sembravano palline di metallo.

ULTIMATUM E IRRUZIONE AL MAIDAN. Nel primo pomeriggio, poi, l’ultimatum delle autorità ai manifestanti: fermare le violenze o ci sarà un intervento per ripristinare l’ordine. I dimostranti sono rimasti per le strade e a quel punto in serata la polizia ha fatto irruzione al Maidan, utilizzando cannoni ad acqua e granate stordenti. Con i megafoni gli agenti hanno invitato donne e bambini a lasciare la piazza dicendo che era in corso un’operazione “antiterrorista”. Intanto il leader dell’opposizione Vitaly Klitschko ha arringato i circa 20mila manifestanti rimasti nell’area assicurando che la folla sarebbe rimasta in piazza. Ieri sera le forze dell’ordine hanno chiuso le stazioni della metropolitana nel centro di Kiev e in nottata, intorno alle 3 ora italiana, c’è stato un nuovo assalto in piazza Indipendenza con cannoni ad acqua.

L’INCONTRO KLITSCHKO-YANUKOVYCH. Nella notte è fallito anche il tentativo di mediazione provato dal leader dell’opposizione Klitschko, che si è recato negli uffici presidenziali poco prima della mezzanotte locale di ieri (le 23 di ieri in Italia) nella speranza di trovare una soluzione alla crisi. Tornato al Maidan dopo l’incontro, Klitschko ha spiegato ai giornalisti che ha chiesto a Yanukovych di fermare l’azione della polizia e di prevenire ulteriori morti, ma che l’unica proposta del presidente continuava a essere che i manifestanti tornassero a casa e fermassero le proteste. “Sono molto insoddisfatto perché non c’è stata discussione”, ha detto Klitschko. “Non vogliono ascoltare”, ha aggiunto, invitando poi manifestanti e polizia a fermare l’escalation della violenza.

OGGI NUOVO TENTATIVO MEDIAZIONE. Sempre Klitschko ha riferito che per oggi Arseniy Yatsenyuk, altro leader dell’opposizione, sta provando a organizzare ulteriori negoziati con Yanukovych.

YANUKOVYCH: SUPERATO LIMITE. Intanto i toni di Yanukovych lasciano ben poche speranze alla possibilità di un compromesso. In una dichiarazione pubblicata online oggi, Yanukovych afferma di avere fatto diversi tentativi per raggiungere un compromesso, ma che i leader dell’opposizione “hanno superato il limite chiamando le persone alle armi”. Il presidente lancia inoltre un appello agli stessi leader dell’opposizione affinché “marchino un confine tra loro e le forze radicali” oppure “riconoscano che stanno sostenendo dei radicali”. “In quel caso la conversazione sarebbe già di tipo diverso”, dice Yanukovych.

LE REAZIONI INTERNAZIONALI. Di vario stampo le reazioni internazionali alla situazione in Ucraina. Da una parte la Russia accusa l’Occidente dicendo che “quanto sta accadendo è una conseguenza diretta della politica di connivenza dei politici occidentali e dei corpi europei”. Dall’altra la Germania apre alla possibilità di imporre sanzioni a Kiev. Il segretario generale delle Nazioni unite, Ban Ki-moon, tramite il suo portavoce definisce le violenze “inaccettabili” e lancia un invito a tornare immediatamente al dialogo “evitando ulteriori instabilità e spargimento di sangue”. Dagli Stati Uniti, invece, il vice presidente Joe Biden ha telefonato a Yanukovych per esprimere “grave preoccupazione” per i violenti scontri e lo ha invitato a ritirare le forze del governo e a esercitare la massima moderazione.

LA CRISI DA NOVEMBRE A OGGI. Le proteste in Ucraina sono cominciate dopo che lo scorso 21 novembre Yanukovych ha annunciato la sospensione dei preparativi per firmare l’accordo di associazione con l’Ue, preferendo privilegiare i rapporti con la Russia. Da allora migliaia di manifestanti sono scesi in piazza: prima per chiedere al governo di fare marcia indietro sulla decisione; poi, visto che la leadership è rimasta ferma nella propria posizione, per chiedere le dimissioni del governo. La marcia indietro di Yanukovych sarebbe potuta arrivare nel corso del summit europeo di Vilnius sulla partnership orientale, che si è tenuto il 28 e 29 novembre e al quale lo stesso Yanukovych ha partecipato, ma in realtà non c’è stata.

I RAPPORTI CON LA RUSSIA. Mosca ha lavorato in modo aggressivo per far saltare l’accordo fra Ucraina e Ue e portare Kiev nella sua orbita, imponendo restrizioni commerciali e minacciando di adottarne altre in futuro. E proprio ieri il ministro delle Finanze russo, Anton Siluanov, ha annunciato che la Russia è pronta a versare 2 miliardi di dollari nelle casse dell’Ucraina questa settimana. Dopo che Yanukovich ha accantonato l’accordo con l’Ue, la Russia ha promesso a Kiev prestiti complessivi per 15 miliardi di dollari. Finora dalle casse di Mosca sono usciti soltanto 3 miliardi di dollari.

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