Dal nostro inviato Fabio De Ponte

Herat (Afghanistan), 17 feb. (LaPresse) – Dare ospitalità a chi ha perso l’uso delle gambe o delle mani, offrendo anche la possibilità di conquistare l’indipendenza economica, attraverso la produzione di oggetti di artigianato e artistici. E’ uno dei progetti finanziati dal ministero della Difesa a Herat, in Aghanistan. Protagonista dell’iniziativa Abdol Ali Barakzai, uno psicologo di 43 anni che ha lavorato per un quarto di secolo in una struttura in Iran da millecinquecento persone che applicava gli stessi principi. Sulla scorta di quella esperienza pubblicò anche un libro, intitolato ‘Il paradiso dei disabili’. Ora vuole replicarla nel proprio Paese.

La struttura, i cui lavori sono iniziati a novembre, è già quasi completa. Mancano le ultime imbiancature e gli arredi. E’ costata 100mila euro, messi a disposizione dal Provincial Recostruction Team italiano. Barakzai presiede una associazione che conta molti disabili, in gran parte finiti così a causa delle mine. Lui stesso, che è sulla sedia a rotelle e ha perso l’uso delle mani, ha subito due diversi incidenti proprio a causa dell’eredità lasciata sul terreno dai conflitti. Ma non si arrende. Riesce persino a dipingere, tenendo il pennello tra i denti.

“L’idea – spiega – è permettere a tutti di conquistare l’indipendenza economica e finanziare le proprie famiglie realizzando prodotti di cucito da vendere”. Nella struttura si fa anche sport. C’è un campetto di basket nel quale giocano i ragazzi in sedia a rotelle. Hanno una squadra, che al torneo locale della pallacanestro in carrozzina è arrivata seconda. “Bisogna fare sport, musica, teatro – sottolinea -. E’ fondamentale per affermare la mentalità giusta. Questo – annuncia sorridendo – sarà il nuovo paradiso dei disabili”.

Una volta a regime, la struttura costerà seimila euro al mese, almeno finché non si affermerà l’attività di artigianato. Barakzai lancia un appello: “Abbiamo bisogno di donatori, vi prego di fare quello che potete per permetterci di avviare tutto”. Ad aiutarlo c’è sua mogile, Sana Mohseni. Ha 24 anni. Si sono conosciuti in Iran, 12 anni fa. Nel 2008 il matrimonio. “Lui spende tutte le sue energie per aiutare gli altri”, racconta.

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