Jacksonville (Florida, Usa), 16 feb. (LaPresse/AP) – La giuria non è riuscita a decidersi sull’accusa principale e così Michael Dunn, l’uomo bianco che nel 2012 uccise il 17enne di colore Jordan Davis nel parcheggio di un minimarket in Florida per una disputa sul volume alto dell’autoradio, è stato condannato solo per tre capi di imputazione di tentato omicidio di secondo grado e per l’accusa di avere sparato su un’auto occupata. Processo annullato, invece, per l’accusa di omicidio di primo grado. Dunn uccise Jordan Davis sparando all’interno del suv del ragazzo dopo avere chiesto di abbassare il volume dell’autoradio e dentro l’auto si trovavano anche altri tre giovani, rimasti però illesi; da qui le tre accuse di tentato omicidio.
CONDANNA SOLO PER TENTATO OMICIDIO. La decisione dei 12 giurati è giunta dopo oltre quattro giorni di deliberazioni: ieri sera, in una nota al giudice Russell L. Healey, avevano fatto sapere che non riuscivano ad accordarsi sull’accusa principale di omicidio, ma il giudice aveva ordinato di procedere con il lavoro e loro erano tornati in camera di consiglio per altre due ore, prima di venire fuori con la sentenza di colpevolezza. Per ogni accusa di tentato omicidio di secondo grado Dunn rischia un massimo di 30 anni di carcere, mentre per la quarta accusa ne rischia al massimo 15. La data della sentenza, quella cioè in cui verrà indicata l’entità della pena, è ancora da stabilire e sarà decisa in un’udienza il mese prossimo.
IL SIT-IN DAVANTI AL TRIBUNALE. Il caso è stato seguito con molta attenzione negli Stati Uniti e viene spesso accostato all’omicidio di Trayvon Martin, il 17enne afroamericano ucciso il 26 febbraio del 2012 dal vigilante George Zimmerman a Sanford, in Florida, davanti a un negozio dove il ragazzino aveva comprato un pacco di caramelle. Per quell’omicidio Zimmerman è riuscito a fare valere la tesi che si fosse trattato di legittima difesa ed è stato assolto il 14 luglio scorso. Per questo, in attesa della sentenza sull’omicidio di Jordan Davis, molti dei manifestanti che si erano radunati davanti al tribunale portavano cartelli sui quali si leggeva ‘Duval, not Sanford’, in riferimento al fatto che la Corte di Jacksonville, competente per la contea di Duval, non si sarebbe comportata come la giuria di Sanford, che aveva deciso l’assoluzione per l’omicidio di Trayvon.
LE ANALOGIE CON L’OMICIDIO DI TRAYVON MARTIN. Diverse le analogie fra il caso di Trayvon Martin e quello di Jordan Davis: entrambi omicidi in cui la vittima è un 17enne di colore, nel primo caso ucciso da un ispanico e nel secondo da un uomo bianco; entrambi omicidi avvenuti in Florida nel parcheggio di un supermercato, l’uno a Sanford e l’altro a Jacksonville; in entrambi i casi gli imputati hanno sostenuto di avere sparato solo per autodifesa. E ieri, nelle ore di attesa della sentenza, i genitori di Trayvon hanno espresso il loro sostegno a quelli di Jordan Davis. Indipendentemente dalla sentenza, si leggeva nella dichiarazione dei genitori di Trayvon, i genitori di Jordan Davis non rivedranno più il figlio. Si tratta di “un altro promemoria del fatto che in Florida gli stereotipi razzisti” potrebbero servire da base per illegittimi timori “e sparatorie e uccisioni dei nostri ragazzi”.
PER IL CONDANNATO È STATA AUTODIFESA. La tesi difensiva è che Michael Dunn abbia sparato per autodifesa. Il 47enne ha infatti testimoniato di essersi visto puntare una pistola dall’interno del suv di Davis quando la discussione si è scaldata. Fatto sta, però, che nel veicolo non è mai stata ritrovata alcuna arma. L’uomo ha detto ai giurati di avere temuto per la sua vita, percependo un “chiaro e presente pericolo”. Dunn, che aveva il porto d’armi, ha sparato allora 10 colpi, raggiungendo il veicolo nove volte e colpendo solo Davis.
L’ACCUSA: UN OMICIDIO PER ORGOGLIO. Diversa naturalmente la versione dell’accusa, che è ben sintetizzata da quanto detto questa settimana alla giuria dal vice procuratore dello Stato, John Guy: “Jordan Davis non aveva un’arma, aveva una grande bocca” e “l’imputato non ha sparato dentro l’auto per salvarsi la vita, ma per salvare il suo orgoglio”. Stando alla versione della procura, insomma, Dunn avrebbe aperto il fuoco perché ha avvertito una mancanza di rispetto da parte di Jordan Davis. Pare infatti che Dunn avesse chiesto ai ragazzi di abbassare il volume della musica proveniente dall’auto ma, dopo avere inizialmente acconsentito alla richiesta, Davis abbia fatto rialzare il volume ai suoi amici. L’uomo aveva parcheggiato nel posto accanto a quello del suv e, secondo le autorità, Dunn si sarebbe infuriato e sarebbe sorta una lite. Una persona che usciva dal minimarket ha testimoniato di avere sentito Dunn che diceva: “Tu non mi parli in questo modo”. E lo stesso Dunn ha testimoniato di avere sentito qualcuno che dal suv gridava parolacce e anche la parola ‘cracker’, cioè ‘poveraccio’, un insulto usato in slang per offendere le persone bianche.
LE LACRIME DELLA MADRE DI JORDAN DAVIS. Al momento della lettura della sentenza Michael Dunn non ha mostrato alcuna emozione. Il suo avvocato, Cory Strolla, riferisce che era scioccato. “È incredulo”, ha detto Strolla. “Mentre era seduto accanto a me diceva: ‘Com’è possibile che stia succedendo?’ “, ha aggiunto. Commossa invece la reazione dei genitori di Jordan Davis, che hanno lasciato il tribunale in lacrime. La madre, Lucia McBath, ha espresso gratitudine per la sentenza. “Siamo così grati per le accuse che sono state portate avanti contro di lui”, ha detto la donna. “Siamo così grati per la verità e per il fatto che i giurati siano stati in grado di capire il senso generale di tutta la vicenda”, ha aggiunto. Poi il padre del ragazzo, Ron Davis, sulla pena potenzialmente lunga che rischia di scontare Dunn ha detto: “Imparerà che deve provare rimorso per l’uccisione di mio figlio e che non è stato solo un giorno come un altro in ufficio”.
DUNN FARA’ RICORSO, PER LUI VERRA’ FORSE CHIESTO NUOVO PROCESSO. Michael Dunn ha intenzione di presentare ricorso, puntando per esempio su come sia possibile che la giuria abbia raggiunto un verdetto di colpevolezza su quattro capi di imputazione e sia invece finita in stallo su un altro. Il procuratore di Stato Angela Corey, dal canto suo, ha fatto sapere che prenderà in considerazione l’ipotesi di chiedere a questo punto un nuovo processo per Dunn per l’accusa di omicidio di primo grado, cioè quella sulla quale la giuria non ha raggiunto l’accordo. Silenzio stampa da parte dei giurati. Il processo per l’omicidio di Jordan Davis è stato istruito dalla stessa procura che ha gestito il caso Zimmerman, cioè quello dell’omicidio di Trayvon Martin.
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