Monaco (Germania), 1 feb. (LaPresse/AP) – Sull’Ucraina si è consumato uno scontro verbale fra Russia da una parte e Usa-Ue dall’altra alla 50esima conferenza sulla sicurezza in corso a Monaco di Baviera. Il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, ha sfruttato il palco internazionale offerto dall’evento per criticare l’appoggio dei Paesi occidentali all’opposizione in Ucraina, sostenendo che questo appoggio porti a un’escalation della violenza. Il segretario di Stato americano John Kerry, dal canto suo, ha affermato con toni decisi che Usa e Unione europea “stanno al fianco del popolo dell’Ucraina e a margine della conferenza ha incontrato tre rappresentanti dell’opposizione.

LAVROV CRITICA I PAESI OCCIDENTALI. “Perché non abbiamo sentito condanne contro chi ha sequestrato e preso il controllo di edifici del governo, appiccato il fuoco e usato slogan razzisti, antisemiti e nazisti?”, ha detto il capo della diplomazia russa prendendo la parola. Lavrov ha poi parlato di “illustri politici europei che in realtà incoraggiano queste azioni”. “Che cosa ha a che fare l’incitamento a proteste di strada violente con la promozione della democrazia?”, ha proseguito.

KERRY: USA E UE A FIANCO DEL POPOLO UCRAINO. Intervenendo poco dopo Lavrov, John Kerry ha usato parole dure evidenziando una posizione molto differente. “Stati Uniti e Unione europea stanno al fianco del popolo dell’Ucraina” nella lotta “per i diritti di associarsi ai partner che li aiuteranno a realizzare le loro aspirazioni”, ha detto. E pur riconoscendo che tra i manifestanti antigovernativi ci sono “elementi deprecabili”, il segretario di Stato Usa ha aggiunto che “la lotta per un futuro democratico ed europeo in Ucraina è oggi più importante che in qualsiasi altro Paese”. Poi, senza citare direttamente Mosca, Kerry ha detto che gli altri Paesi non dovrebbero considerare l’integrazione europea dei loro vicini un processo che li danneggia. “In realtà la lezione dell’ultimo mezzo secolo è che possiamo raggiungere molto di più quando Stati Uniti, Russia ed Europa lavorano insieme”, ha proseguito, parlando infine di un “trend inquietante” verso il dispotismo nei governi dell’Europa centrale e orientale.

KERRY INCONTRA KLITSCHKO E ALTRI LEADER OPPOSIZIONE. A Monaco sono presenti sia rappresentanti dell’opposizione, tra cui l’ex campione di pugilato Vitali Klitschko, sia il ministro degli Esteri dell’Ucraina, Leonid Kozhara. Kerry ha avuto colloqui con entrambe le parti. Nel meeting con l’opposizione – in cui ha incontrato precisamente Arseniy Yatsenyuk, Vitali Klitschko e Petro Poroshenko – ha espresso il sostegno di Washington alle “aspirazioni democratiche ed europee” degli ucraini e agli sforzi dei leader per “esprimersi apertamente per difendere la democrazia e le scelte”. Inoltre ha invitato l’opposizione a portare avanti i colloqui con il governo di Kiev e a rimanere unita.

Al ministro ucraino, invece, Kerry ha chiesto le seguenti cose: rilasciare i prigionieri politici, affrontare il peggioramento della situazione dei diritti umani, salvaguardare i principi democratici e formare un “governo tecnico” che possa affrontare i problemi economici del Paese e le aspirazioni europee dei cittadini.

A MONACO CORTEO PRO OPPOSIZIONE UCRAINA. A circa un chilometro di distanza da dove era in corso la conferenza sulla sicurezza, diverse centinaia di dimostranti hanno manifestato a Monaco a favore dell’opposizione ucraina. A un certo punto Klitschko ha lasciato la conferenza per tenere un discorso davanti al corteo. “Vogliamo un Paese europeo moderno, vogliamo vivere con un futuro sicuro”, ha detto alla folla Klitschko, che è un ex campione di pugilato. “Senza una lotta non c’è vittoria, quindi dobbiamo combattere”, ha aggiunto.

I DUE MESI DI PROTESTE IN UCRAINA. Le proteste a Kiev sono cominciate dopo che giovedì 21 novembre il presidente Viktor Yanukovych ha annunciato la sospensione dei preparativi per firmare l’accordo di associazione con l’Ue. Da allora migliaia di manifestanti sono scesi in piazza: prima per chiedere al governo di fare marcia indietro sulla decisione; poi, visto che la leadership è rimasta ferma nella propria posizione, per chiedere le dimissioni del governo. La marcia indietro di Yanukovych sarebbe potuta arrivare nel corso del summit europeo di Vilnius sulla partnership orientale, che si è tenuto il 28 e 29 novembre e al quale lo stesso Yanukovych ha partecipato, ma in realtà non c’è stata. Mosca ha lavorato in modo aggressivo per far saltare l’accordo fra Ucraina e Ue e portare Kiev nella sua orbita, imponendo restrizioni commerciali e minacciando di adottarne altre in futuro.

I cortei sono stati pacifici fino a metà gennaio, quando i manifestanti adirati per l’emissione di leggi anti-protesta hanno avviato violenti scontri con la polizia. Nei disordini sono morti tre manifestanti, due dei quali per ferite di arma da fuoco. La polizia insiste nel sostenere di non avere esploso i colpi mortali. Il 28 gennaio il premier Mykola Azarov si è dimesso e il Parlamento ha revocato le leggi anti-protesta. Il giorno dopo il Parlamento ha approvato un provvedimento che prevede l’amnistia dei manifestanti arrestati nelle proteste antigovernative a condizione che i dimostranti lasciassero la maggior parte degli edifici occupati, ma questa condizione non è stata rispettata. L’opposizione infatti si è astenuta e non ha votato la misura.

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