Washington (Usa), 24 nov. (LaPresse/AP) – Reazioni scettiche al congresso degli Stati Uniti per l’accordo raggiunto dial 5+1 e l’Iran sul programma nucleare iraniano. I democratici e i repubblicani preparano un ‘piano B’ per eventuali sanzioni più severe contro Teheran, se non rispettasse i termini dell’intesa. Nel frattempo la delegazione iraniana, di ritorno da Ginevra, è stata accolta da sostenitori dell’accordo in festa.


IRAN: “ATTREZZATI PER ONORARE ACCORDO”. Centinaia di manifestanti hanno aspettato aall’aeroporto di Teheran i negoziatori dell’accordo sul nucleare iraniano di ritorno da Ginevra. La folla, composta per lo più da giovani studenti, ha atteso il rientro della delegazione fino a tarda notte inneggiando al ministro degli Esteri, Mohammed Javad Zarif, e ai suoi collaboratori come “ambasciatori di pace”. I manifestanti hanno cantato cori contro l’ex presidente Mahmoud Ahmadinejad, criticato per la sua incapacità di raggiungere un accordo in otto anni di mandato. “No alla guerra, alle sanzioni, alla resa e all’insulto”, hanno intonato. Il ministro Zarif, intervistato all’aeroporto dalla tv di Stato, ha dichiarato che l’Iran è preparato per i negoziati e per mantenere il Paese in pista. “Siamo pronti per iniziare la fase finale dei colloqui per l’accordo nucleare da domani”, ha detto. Nessuno nel Paese si è opposto apertamente all’intesa raggiunta con il 5+1, a parte un paio di parlamentari dell’opposizione che hanno chiesto chiarimenti. Sia il leader supremo iraniano, l’Ayatollah Ali Khamenei, che ha l’ultima parola su tutte le questioni di Stato, sia il presidente moderato, Hassan Rouhani, hanno sostenuto il risultato raggiunto dalla delegazione.

USA: “PRONTI AD ATTIVARE NUOVE SANZIONI”. Sia i democratici sia i repubblicani statunitensi sono scettici sulla tenuta dell’accordo con l’Iran sul nucleare e sono orientati a preparare al Congresso un piano di riserva con maggiori sanzioni per colpire Teheran se decidesse di stracciare l’intesa. Il presidente della commissione Affari esteri del Senato, il democratico Bob Menendez, ha dichiarato che avrebbe lavorato con i colleghi per avere nuove sanzioni pronte nel caso in cui “i colloqui dovessero vacillare o l’Iran non riuscisse a implementare o violasse l’accordo”. A luglio la Camera aveva votato a favore dell’ultimo round di sanzioni contro Teheran con il via libera di entrambi i partiti. Il provvedimento era poi rimasto parcheggiato in Senato, con il democratico Harry Reid che aveva spinto per approvarlo definitivamente la scorsa settimana. Era stato lo stesso presidente Usa, Barack Obama, a intervenire per chiedere che il voto fosse sospeso almeno fino all’esito del nuovo giro di negoaziati tra il 5+1 e l’Iran. “Il Congresso, credo, vorrà mettere in chiaro che se l’Iran non attua fino in fondo questi impegni, noi insisteremo non solo affinché le sanzioni siano riapplicate, ma in modo ancora più severo”, ha dichiarato il senatore democratico Ben Cardin. Sul fronte repubblicano, il senatore Marco Rubio ha affermato che “vi è ora la urgente necessità per il Congresso di aumentare le sanzioni nel caso in cui l’Iran abbandoni completamente i propri impegni sulla capacità di arricchimento e ritrattamento” dell’uranio. Lo speaker repubblicano della Camera, John Boehner, ha commentando l’accordo sottolineando che la pausa di sei mesi merita un sano scetticismo. “L’Iran – ha commentato – ha una storia segnata dall’occultamento, che richiede la verifica delle attività e pone l’onere per il regime per dimostrare che sta sostenendo i propri obblighi in buona fede, mentre l’accordo finale viene perseguito”.

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