Londra (Regno Unito), 14 nov. (LaPresse/AP) – Appello di Paul McCartney al presidente russo Vladimir Putin per il rilascio dei 30 attivisti di Greenpeace detenuti in Russia dallo scorso 18 settembre, quando furono arrestati a seguito di una protesta contro le trivellazioni nell’Artico. Fra i 30 c’è anche l’italiano Cristian D’Alessandro. L’ex Beatle ha inviato a Putin una lettera di suo pugno in cui, per convincerlo a liberare gli attivisti, cita un passo della canzone ‘Back in the USSR’ del 1968: ‘Gee it’s good to be back home’, cioè ‘Caspita è bello essere di nuovo a casa’. “Potresti farlo diventare realtà per i prigionieri di Greenpeace”, chiede McCartney al titolare del Cremlino.
Vegetariano dichiarato, l’artista sostiene da tempo le cause a favore dell’ambiente e si oppone alle trivellazioni per il petrolio nell’Artico. L’anno scorso inoltre, insieme ad altre celebrità, lanciò un altro apello a Mosca per liberare due dei membri delle Pussy Riot, in carcere per avere cantato una preghiera punk anti Putin nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca a febbraio del 2012. Ma quell’invito non fu ascoltato. La lettera a sostegno di Greenpeace è stata pubblicata oggi sul sito ufficiale di McCartney. Il cantante cita i suoi rapporti di vecchia data con la Russia, ricordando per esempio il concerto all’aperto del 2003 nella piazza Rossa. In quell’occasione Putin fece personalmente da guida al musicista per un tour del Cremlino. Così nel testo McCartney dice al presidente russo che spera che si incontreranno di nuovo, “quando i nostri programmi ce lo permetteranno”. “Capisco che naturalmente i tribunali russi e la presidenza sono separati”, scrive McCartney, “ma mi chiedo se tu non possa usare una qualche influenza per far ricongiungere i prigionieri con le loro famiglie”.
I 30 arrestati (28 attivisti di Greenpeace, più un fotografo russo e un videomaker britannico che lavoravano per l’ong) furono fermati a seguito della protesta contro le trivellazioni offshore nell’Artico a settembre scorso. La loro nave, la Arctic Sunrise, fu sequestrata dalla guardia costiera russa e gli attivisti sono stati incriminati inizialmente per pirateria e poi per teppismo, accusa che prevede una pena detentiva massima di sette anni. Greenpeace afferma tuttavia di non aver ricevuto una notifica ufficiale dell’annullamento dell’accusa di pirateria.
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