Tokyo (Giappone), 7 nov. (LaPresse/AP) – È bufera in Giappone su un neodeputato, Taro Yamamoto, finito nel mirino dopo avere consegnato all’imperatore Akihito una lettera durante una cerimonia nel palazzo imperiale di Tokyo, gesto non previsto dal protocollo e considerato sia scortese che inopportuno. Con la lettera Yamamoto intendeva attirare l’attenzione sulla crisi nella centrale nucleare di Fukushima, ma il contenuto preciso del testo non è stato rivelato. L’incidente risale alla settimana scorsa nel corso dell’annuale garden party d’autunno organizzato nel palazzo. Mentre Akihito e la moglie salutavano gli ospiti Yamamoto, attore diventato parlamentare, ha consegnato la missiva. In un filmato, trasmesso più volte dalla tv, si vede l’imperatore 79enne che accetta con calma la lettera, scritta su carta washi con inchiostro e pennello, e scambia qualche parola con il deputato, mentre l’imperatrice lo tira per un gomito. Il maggiordomo che si trovava accanto all’imperatore durante la cerimonia ha preso la lettera non appena Akihito si è girato verso di lui.

Una commissione della Camera dei consiglieri, la Camera alta del Parlamento giapponese di cui Yamamoto è membro, sta valutando eventuali misure disciplinari da adottare nei confronti del deputato e una decisione dovrebbe essere presa nei prossimi giorni. Il 38enne, eletto a luglio scorso come indipendente, si è scusato per avere disturbato l’imperatore, ma ha rifiutato di dimettersi. L’uomo rischia un richiamo da parte del presidente della Camera, che potrebbe inoltre vietargli di partecipare agli eventi organizzati nel palazzo. Yamamoto, attivista contrario al nucleare, ha spiegato che voleva fare un appello all’imperatore per la crisi di Fukushima attirando l’attenzione sul suo impatto sulla salute dei residenti della zona e dei lavoratori. Se nella lettera il deputato ha chiesto aiuto all’imperatore, potrebbe configurarsi la violazione della legge, che per casi del genere richiede l’autorizzazione del governo. Yamamoto ha negato tuttavia di aver voluto usare l’imperatore per obiettivi politici, ipotesi che sarebbe una violazione della Costituzione giapponese, che riserva all’imperatore un ruolo esclusivamente di rappresentanza nelle cerimonie.

L’azione di Yamamoto ha suscitato critiche da parte di rappresentanti di tutte le fazioni politiche in Giappone e ha stupito i cittadini, in quanto grave violazione del protocollo. Il caso dimostra che il ruolo dell’imperatore rimane una questione controversa quasi 70 anni dopo che il padre di Akihito, Hirohito, rinunciò allo status di divinità dopo la sconfitta del Paese nella seconda guerra mondiale. Molti conservatori continuano a considerare divini l’imperatore e i membri della sua famiglia e credono che le persone comuni non debbano neanche rivolgergli la parola. In passato i cittadini normali non potevano neanche guardare l’imperatore direttamente, ma oggi Akihito incontra spesso persone comuni, tra cui gli abitanti delle zone colpite dal terremoto e dallo tsunami di marzo 2011. Non esiste nessuna legge specifica in merito, ma le persone non dovrebbero parlare liberamente all’imperatore, toccarlo né consegnarli oggetti senza un’autorizzazione. Anche scattare una foto di Akihito o di un membro della sua famiglia è considerato scortese.

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