Manila (Filippine), 24 set. (LaPresse/AP) – I ribelli musulmani che si oppongono ai colloqui di pace con il governo delle Filippine hanno liberato nove insegnanti e altri quattro civili che avevano preso ieri in ostaggio nell’attacco alla città meridionale di Midsayap, nel quale hanno perso la vita dieci persone. Lo ha fatto sapere un portavoce dell’esercito, colonnello Dickson Hermoso. Ieri membri del gruppo Combattenti islamici per la libertà di Bangasamoro hanno attaccato un avamposto dell’esercito a Midsayap e preso in ostaggio circa 15 persone. Quando sono scoppiati scontri con le forze di sicurezza, i militanti hanno usato gli ostaggi come scudi umani.
Quattro soldati e quattro ribelli sono stati uccisi nei combattimenti, mentre oggi i militari hanno recuperato i corpi senza vita di due civili, di cui uno è stato decapitato e un altro ha ricevuto un colpo alla testa. Alcuni ostaggi sono riusciti a fuggire da soli, mentre gli ultimi 13 sono stati liberati stamattina. I Combattenti islamici per la libertà di Bangasamoro sono una fazione scissionista del Fronte islamico per la liberazione di Moro, attualmente il più grande gruppo ribelle nelle Filippine, coinvolto in colloqui di pace con il governo per ottenere autonomia per la minoranza musulmana nel sud del Paese.
Intanto le truppe governative continuano a lottare contro circa 40 ribelli del Fronte nazionale di liberazione di Moro (diverso dal Fronte ‘islamico’ di liberazione di Moro), che tengono ancora in ostaggio una ventina di persone in un’altra città meridionale, Zamboanga. La crisi è iniziata lo scorso 9 settembre, quando i soldati hanno impedito ai militanti di issare la loro bandiera sul municipio. A quel punto i membri del gruppo hanno preso in ostaggio più di 100 civili, occupando Zamboanga. Non è chiaro se i due attacchi siano collegati, ma i leader del Fronte nazionale e dei Combattenti islamici si sono incontrati almeno una volta ed entrambi sono contrari ai colloqui di pace tra il governo e il Fronte islamico.
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