Washington (Usa), 20 giu. (LaPresse/AP) – L’Fbi usa droni nel territorio degli Stati Uniti per la sorveglianza di obiettivi. Lo ha ammesso il direttore dell’agenzia, Robert Mueller, in un’audizione davanti alla commissione Giudiziaria del Senato. Attualmente, ha proseguito, l’Fbi usa i droni molto raramente, ma sta lavorando su linee guida da seguire in questi casi. Ci sarà, ha affermato Mueller, una serie di questioni di cui discutere mentre i droni “diventano sempre più onnipresenti. Fra le questioni di cui parlare, c’è la loro presenza nello spazio aereo e anche le minacce per la privacy”.

L’industria aerospaziale stima che entro il 2018 in tutto il mondo saranno dispiegati quasi 30mila droni, di cui la metà da parte degli Stati Uniti. “In una certa misura – ha detto Mueller – abbiamo già una serie di leggi relative alla sorveglianza aerea e alla privacy per quanto riguarda elicotteri e piccoli aerei, che potrebbero essere adattate al caso di utilizzo di droni. È ancora in fase nascente, ma vale la pena aprire un dibattito e forse adottare delle leggi”.

A seguito dell’udienza l’Fbi ha diffuso una nota, affermando che i droni “permettono di ottenere informazioni fondamentali che altrimenti sarebbero difficilmente recuperabili senza mettere a rischio il personale dell’agenzia”. L’Fbi aveva usato droni all’inizio dell’anno in Alabama, quando un uomo aveva rapito un bambino di 5 anni da uno scuolabus e lo aveva sequestrato in un bunker sotterraneo. L’agenzia ha sottolineato che i velivoli senza equipaggio vengono utilizzati soltanto per la sorveglianza di soggetti stazionari e in ogni caso l’Fbi deve ogni volta ottenere l’approvazione della Federal Aviation Administration.

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