Teheran (Iran), 15 giu. (LaPresse/AP) – Il moderato Hasan Rowhani ha vinto le elezioni presidenziali in Iran. Lo ha annunciato il ministro dell’Interno iraniano, Mostafa Mohammad Najjar, parlando in conferenza stampa a Teheran. Rowhani ha ottenuto il 50,7% degli oltre 36 milioni di voti espressi dai cittadini alle urne nelle elezioni di ieri, evitando così di andare al ballottaggio. Dei sei candidati per succedere a Mahmoud Ahmadinejad, Rowhani era l’unico moderato e aveva l’appoggio dei riformisti. Tutti i conservatori in corsa sono rimasti molto indietro rispetto a lui. Secondo per numero di consensi il sindaco di Teheran, il conservatore Mohammad Bagher Qalibaf, che si è fermato al 16,5% circa e ha subito ammesso la sconfitta. La vittoria di Rowhani al primo turno dimostra la forza del sentimento di opposizione nel Paese. Se nessun candidato avesse ottenuto il 50% più uno dei voti, si sarebbe andati al ballottaggio il 21 giugno. Ad altri aspiranti presidenti riformisti non era stato permesso di candidarsi.
CASA BIANCA: COLLOQUI DIRETTI SU NUCLEARE. “Gli Stati Uniti rimangono pronti a colloqui diretti con il governo iraniano, per raggiungere una soluzione diplomatica che risponda appieno alle preoccupazioni della comunità internazionale sul programma nucleare iraniano”. È quanto si legge in una nota della Casa Bianca, che riporta le dichiarazioni del portavoce Jay Carney a seguito dell’elezione di Rowhani. Prosegue: “E’ speranza che il governo iraniano ascolti il volere del popolo e faccia scelte responsabili che creino un futuro migliore per gli iraniani”. “Rispettiamo il voto del popolo iraniano e ci congratuliamo con esso per la sua partecipazione al processo politico e per il coraggio nel far sentire la sua voce”, prosegue la nota. Che critica tuttavia il fatto che “le elezioni si siano svolte nel contesto di mancanza di trasparenza, censura dei media, internet e messaggi testuali, e di un ambiente intimidatorio che ha limitato libertà di espressione e di assemblea”.
SEI CANDIDATI, ROWHANI L’UNICO MODERATO. Rowhani, ex negoziatore per il nucleare, era l’unico moderato in corsa, e ha ottenuto 18.613.329 di voti. Gli altri candidati erano tutti espressione dell’establishment. Il conservatore Qalibaf, sindaco di Teheran ed ex comandante delle Guardie della rivoluzione durante la guerra Iraq-Iran, ha avuto 6.077.292 di preferenze. Terzo è giunto Saeed Jalili, anche lui un ex negoziatore per il nucleare, considerato integralista e sostenuto da molti nella teocrazia al potere, anche dalla Guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei: ha ottenuto l’11,3%, pari a 4.168.946 di voti. Quarto il conservatore Mohsen Rezaei, ex comandandante delle Guardie della rivoluzione che ottenne lo stesso risultato anche nel voto del 2009. Ha registrato il 10,6% con 3.884.412 consensi. Gli altri due candidati si sono fermati molto indietro.
ALTA AFFLUENZA. Molto alta l’affluenza alle urne, che secondo il ministro dell’Interno si è attestata al 72,7%, suggerendo che i liberali hanno abbandonato il piano di boicottaggio. Gli aventi diritto erano oltre 50 milioni. Nelle stazioni di voto sono state registrate lunghe code, sia a Teheran sia altrove, e per permettere a tutti di votare la chiusura dei seggi è stata rinviata di cinque ore.
NUMEROSI APPELLI AL VOTO. Gli iraniani hanno dunque accolto i ripetuti appelli a recarsi a votare. Ieri mattina, andando a votare presto, l’ayatollah Ali Khamenei, Guida suprema dell’Iran, aveva invitato tutti a recarsi alle urne. Inoltre l’ex presidente Akbar Hashemi Rafsanjani, al quale non è stato permesso di candidarsi, aveva lanciato un appello per evitare il boicottaggio del voto, scelto da molti come forma di protesta contro anni di arresti e intimidazioni.
CHI E’ ROWHANI. Rowhani, 64 anni, era sostenuto dall’ex presidente Akbar Hashemi Rafsanjani, e aveva l’appoggio dei riformisti. Difficilmente però gli equilibri interni di potere potrebbero subire grandi modifiche. Il sistema politico iraniano infatti non consente ampi margini di manovra a chi detiene l’incarico di presidente. L’establishment di Teheran prevede infatti poteri soprattutto per la leadership religiosa e il corpo militare della Guardia della Rivoluzione, che decide su molti temi chiave e fissa l’agenda sulle maggiori tematiche, come il programma nucleare e i rapporti con l’Occidente.
Ex negoziatore per il nucleare, Rowhani era l’unico membro del clero tra i candidati. Ha attirato su di sé il sostegno dei riformisti dopo che il rivale, l’ex vice presidente Mohammed Reza Aref, ha lasciato la competizione tentando di consolidare il campo dei liberali. Rowhani ha cominciato gli studi religiosi quando era adolescente ed è presto diventato oppositore dello scià appoggiato dall’occidente. I suoi discorsi contro la monarchia e i sermoni hanno attirato l’attenzione dell’ayatollah Ruollah Khomeini. Si è laureato in legge presso l’università di Teheran nel 1972, e in seguito ha studiato all’estero alla Glasgow Caledonian University, dove ha conseguito un master in affari legali. Dopo la rivoluzione, ha ricoperto diversi ruoli, incluso quello di riorganizzare l’esercito, servire nel nuovo Parlamento e supervisionare la televisione di Stato.
Rafforzò i suoi legami con Rafsanjani durante la guerra con l’Iraq, nel periodo 1980-88, e poi quando è stato capo consigliere per la sicurezza nazionale dell’allora presidente. Nel 2003, un anno dopo che il programma iraniano è stato svelato, si è occupato di nucleare. L’Iran successivamente ha temporaneamente sospeso tutte le attività collegate all’arricchimento dell’uranio per evitare possibili sanzioni dal Consiglio di sicurezza Onu. Ahmadinejad si è fermamente opposto a queste concessioni. Rowhani ha rassegnato le dimissioni dal suo ruolo di negoziatore per il nucleare e capo del Consiglio supremo per la sicurezza nazionale dopo alcuni diverbi con il presidente uscente. Durante i raduni elettorali, si è impegnato a cercare “una interazione costruttiva con il mondo”, che include sforzi per diminuire le preoccupazioni dell’occidente sul programma dell’Iran e togliere le sanzioni internazionali che hanno colpito l’economia.
EX CONSIGLIERE MOUSAVI ACCOGLIE VITTORIA ROWHANI. Ardeshir Amir Arjomand, esponente dell’opposizione iraniana in esilio ed ex consigliere di Mir Hussein Mousavi, ha accolto con favore vittoria di Rowhani, evidenziando tuttavia che si tratta di un moderato e non di un riformista. A suo parere potrebbe trattarsi di un cambiamento positivo per il Paese. Mentre Rowhani è appoggiato dai riformisti, ha però sottolineato, è comunque legato alla potente base religiosa a Qom ed è “più un uomo di centro che un riformista”. A proposito del nucleare Rowhani ha dichiarato che “tratterà in modo costruttivo con la comunità internazionale per trovare una risoluzione al problema”. In merito a questo Arjomand ha detto che la forte presa di posizione di Rowhani si può spiegare con il fatto che accoglie certe richieste del movimento democratico.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata