Fort Meade (Maryland, Usa), 4 giu. (LaPresse/AP) – “È un caso di un soldato che ha sistematicamente raccolto centinaia di migliaia di documenti da database riservati e poi ha pubblicato queste informazioni in internet, mettendole nelle mani del nemico”. Lo ha detto il procuratore militare Joe Morrow all’apertura del processo a Bradley Manning, il soldato Usa accusato di avere passato migliaia di documenti riservati dell’esercito e del governo di Washington al sito WikiLeaks. La procura ha fatto sapere di essere in possesso di prove che confermano che il 25enne ha fornito segreti militari direttamente a Osama bin Laden. Secondo i procuratori, l’ex numero uno di al-Qaeda aveva chiesto e ottenuto, tramite un altro membro della rete terroristica, rapporti sulle operazioni dell’esercito in Afghanistan e dispacci del dipartimento di Stato pubblicati da WikiLeaks. Il caso, ha detto Morrow, dimostra cosa “succede quando l’arroganza incontra l’accesso a informazioni riservate”.
“Questa non è giustizia, non potrebbe mai esserlo. Il verdetto è stato decretato tanto tempo fa. L’obiettivo di questo processo non è stabilire cose come colpevolezza o innocenza, verità o menzogna. Si tratta di un esercizio di relazioni pubbliche mirato a fornire al governo un alibi per la posterità”. Così Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks, ha commentato il processo. “E’ uno spettacolo di dispendiosa vendetta, un avvertimento teatrale per le persone coscienziose”, ha detto l’australiano in una nota.
Gli avvocati di Manning sostengono che l’ex analista dell’intelligence fosse “un giovane ingenuo ma con buone intenzioni” che, in quanto omosessuale, faceva fatica a trovarsi uno spazio nell’esercito e pensava di “dover fare qualcosa per cambiare questo mondo”. Manning ha ascoltato con attenzione la dichiarazione di apertura del suo legale, David Coombs, secondo il quale il soldato aveva faticato a fare la cosa giusta e si considerava “un umanista”. Quando lavorava come analista a Baghdad Manning aveva accesso a centinaia di milioni di documenti, ha notato il legale, ma scelse con cura i materiali da diffondere. L’avvocato ha citato il video di un attacco condotto nel 2007 da un elicottero Apache dell’esercito Usa, in cui furono uccisi per errore dei civili, tra cui un fotografo dell’agenzia di stampa Reuters. “Credeva – ha affermato Coombs – che queste informazioni mostrassero il valore che diamo alla vita umana e questa cosa lo turbava. Credeva che se gli americani l’avessero visto, anche loro sarebbero rimasti turbati”. L’avvocato non ha menzionato le accuse della procura secondo cui Bin Laden avrebbe visto i materiali diffusi da WikiLeaks.
Nel corso dell’udienza il giudice ha ascoltato inoltre le testimonianze di due investigatori dell’esercito e di un militare che era coinquilino di Manning in Iraq, il quale ha riferito che il 25enne passava tutto il tempo libero online. Nell’aula erano presenti circa 20 sostenitori del soldato, tra cui Cornel West, professore dell’Università di Princeton e attivista per i diritti civili, e Medea Benjamin del gruppo di protesta Code Pink. “Penso che questo processo sia una farsa”, ha affermato Benjamin, lamentando che le autorità hanno predisposto per le udienze un’aula in cui c’è spazio soltanto per 50 persone. Secondo gli attivisti, in questo modo il governo sta cercando di far sembrare che Manning abbia poco sostegno da parte dell’opinione pubblica.
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